Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

di ALESSANDRO MASI * «CARA signora, me lo lasci dire: gli italiani conoscono molto poco la propria lingua.

default_image

  • a
  • a
  • a

Si lamenta un pensionato del nord seduto su una panchina al sole. «Certo non mi riferisco proprio a tutti: io, modestamente, ho studiato quel tanto che basta per saper scrivere e parlare bene, ma gli italiani...». Gli italiani cosa? Chi sono quei connazionali che non applicano le regole della grammatica e fanno così poco per difendere la propria lingua nel mondo? L'annuario «Il mondo in italiano» appena pubblicato dalla Società Dante Alighieri risponde a queste e a tante altre domande fornendo spesso gustosi spaccati di vita nazionale come quello sopra descritto, che vede il 55% degli intervistati da Ipsos rispondere di apprezzare assai poco il sapere altrui al confronto delle proprie competenze linguistiche, che per il 54% degli intervistati risultano invece essere «più che sufficienti». Altro che maggioritario! Qui siamo in pieno "proporzionale" con sbarramento secco all'8% per quelli che rispondono addirittura di «saperne molto». Strano e saggio popolo il nostro, che nel 93% dei casi possiede un dizionario di italiano, nel 71% una grammatica, magari come souvenir scolastico, e quando tutto va bene sfoggia in bella vista entrambe le pubblicazioni (69%). Come dice il proverbio? «Casa nasconde, ma non ruba». Allora scopriamo che tra le quattro pareti domestiche il 29% (sicuramente sono i nostri vicini) non consulta mai né dizionario né grammatica, il 45% talvolta, mentre il 26% (ossia noi) lo facciamo spesso. Per capire cosa sia e a chi serva l'Annuario 2005 della Dante Alighieri, oltre a ciò che è già stato scritto, basterà leggere la doppia introduzione dei curatori Paolo Peluffo e Luca Serianni, che nel giro breve di un ragionamento sinottico ci fanno comprendere chiaramente due concetti essenziali: 1) che l'italiano è lingua viva; 2) che non è escluso che con ben altri mezzi possa concorrere alla fortuna del nostro Paese all'estero. Basterà prendere coscienza che televisione, cinema, piani editoriali, rilancio di programmi di produzione didattica dovranno far parte di un nuovo progetto e di un diverso modo di pensare "il mondo in italiano". Ma su un punto vorrei soffermarmi per sottolineare quella che sarà l'importanza di questo formidabile strumento editoriale se con il tempo potrà far uscir fuori, oltre ai numeri, anche le nuove intelligenze del nostro Paese, ossia tutti quei giovani intellettuali e studiosi che l'università non riesce a soddisfare in pieno, che la ricerca non cerca e che l'editoria mortifica, trasformando finalmente la Dante in «una calamita del rinnovamento generazionale, un centro di produzione di cultura animato dai ricercatori più giovani e brillanti, in Italia e nel mondo» (Peluffo). Sicuramente lo sarà e in parte già lo è, se solo si pensi che la prima e più grande mostra sulla storia della lingua italiana organizzata dalla Dante e inaugurata agli Uffizi di Firenze il 13 marzo del 2003 dallo stesso Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi è stata realizzata e concepita sotto la guida di Luca Serianni da quattro studiosi poco più che trentenni: Stefano Telve, Lucilla Pizzoli, Matteo Motolese e Giuseppe Antonelli; che un brillante emergente italianista, Lorenzo Tomasin, produce saggi mirabili, che la giovane glottodidatta Costanza Menzinger sta dando alle stampe un manuale di italiano per stranieri. Tuttavia l'Annuario dice ancora di più sia con le indagini affidate a Eurisko, all'Istituto Piepoli e all'Istituto Carlo Cattaneo, sia con quanto vi si trova sulla nascita del nuovo logo (McCaan Erickson), sulla rivista «Pagine della Dante», sul Certificato Plida diretto da Giuseppe Patota e sul nascente sito internet www.ladante.it. È tempo che l'Italia ritrovi una collocazione nel firmamento delle culture, come scrive Bruno Bottai. Lo può e lo deve fare. È un merito che le riconosce la Spagna, che il 21 ottobre prossimo assegnerà proprio alla Dante il prestigioso Premio Principe delle Asturie, ma è anche un dovere per noi tutti cittadini del mondo... in italiano. * Segretario Generale Società Dante Alighi

Dai blog