Faenza va all'attacco: «Si autosospenda la commissione Oscar»

Durissimo, ancora una volta, Roberto Faenza, contro il modus operandi della commissione italiana, che la prossima settimana deciderà la pellicola da segnalare a Hollywood, con ogni probabilità il «Manuale d'Amore» di Giovanni Veronesi, in un primo tempo sconfitto nel ballottaggio contro Costanzo. «Credo che nessuno voglia farsi rioperare da un gruppo di chirurghi che ti ha lasciato una pinza nella pancia - osserva caustico il regista de «I giorni dell'abbandono» - Questa commissione tricolore si è rivelata non solo impresentabile ma anche incompetente, perché aveva fatto una segnalazione senza conoscere le regole della corsa all'Oscar. Hanno gettato nel ludibrio mondiale il nostro cinema: non resta loro che autosospendersi, dimostrando così un minimo di moralità e correttezza, senza sbagliare di nuovo». Faenza si dice dispiaciuto per l'esclusione di «Private», inciampato sulla clausola che richiede a un film straniero di essere girato nella lingua madre: «È un'opera bella, coraggiosa e davvero indipendente». Ma guarda oltre. Come da tradizione personale, dopo aver trasposto sul grande schermo lavori letterari di qualità - da Yehoshua alla Ferrante, tanto per citarne due - stavolta si cimenterà nientemeno che con «I Viceré» di Federico De Roberto. «In Italia abbiamo rifatto tre volte per il cinema "I Promessi Sposi", credo sia giunto il momento di affrontare questo romanzo straordinario, che da più di un secolo resta di un'attualità sconvolgente, con la storia di questa famiglia immersa in uno scenario dove domina il trasformismo dell'autorità costituita. Anche Visconti aveva pensato a De Roberto, dopo il Tomasi di Lampedusa del "Gattopardo"». Sul pasticciaccio dell'Oscar italiano, sarcastico anche Alessandro D'Alatri, che dopo «La febbre» prepara il debutto da regista teatrale con «Il sorriso di Dafne» (in scena a Bologna dal 24 novembre), mentre è alle prese (di nuovo insieme a Gennaro Nunziante) con i primi appunti per il prossimo film, una «vera e propria commedia, tutta da ridere», spiega, e il progetto-tributo collettivo a Sergio Citti. «Complimenti, ma del tutto ironici, alla nostra commissione, che per arrivare a questa figuraccia aveva modificato i criteri di scelta. Hanno dimostrato di conoscere i gusti e le regole del cotè hollywoodiano, no? Detto questo, peccato per Costanzo, un autore importante. E auguri a Veronesi e Aurelio De Laurentis, uno dei pochi produttori che crede davvero alla bontà dei suoi film». L'ultima battuta sul caso-Oscar è di Franco Nero, qui con il suo «Forever Blues» prodotto con la Macromajora: «Hanno rimandato al mittente "Private" perchè non è girato in italiano? Forse c'è stata una spiata da parte di qualche escluso... e in ogni caso quella regola è una fesseria: è un film con palestinesi e israeliani, il senso è proprio nella tragica incomprensione di linguaggi e culture».