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«Penso a grandi affari, ma trovo sempre tempo per cucinare lasagne al ragù al mio Stefano»

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Dopo quello che è successo la scorsa estate, io e mio marito non ci scambiamo più sms. Così, prima di venire qui in America, gli ho lasciato una letterina sulla scrivania. Non volevo svegliarlo, era l'alba. Ma ho pensato che due righe gli avrebbero fatto piacere. A noi piace dimostrare i nostri sentimenti, in modo tangibile, ma lo sciacallaggio è una brutta cosa. Vedere i nostri messaggi stampati sui giornali è stato uno choc. Io sono un'artista, e sono finita in una storia più grande di me, e di Stefano. Però una consolazione c'è: grazie al mio coinvolgimento è stata varata una normativa per garantire la privacy delle persone. Almeno questo». Non perde mai la grinta, Anna Falchi, anche quando racconta le vicende più scomode. E sorride spesso parlando del signor Ricucci, che, dice lei, «mi prende sempre sul serio, anche quando gli chiedo regali così, tanto per parlare. Mi ha fatto trovare una Smart tutta d'oro, e per molto tempo ho pensato fosse l'unica di tutta Roma. Ma ora ne ho avvistata un'altra, parcheggiata sempre vicino al mio ufficio. Però quella ha i sedili leopardati...e mi incuriosisce sapere di chi è». Nessuna trama oscura, ovvio: il matrimonio va a gonfie vele, con la neosposina che tutte le sere («o quasi») si mette il grembiulino e prepara succulenti cenette. Il piatto forte? «Le lasagne al ragù, ma vado forte anche con brodi e bolliti. Innaffiati con i vini giusti, s'intende». Anna è qui a Washington in veste di madrina della rassegna del cinema italiano (organizzata da Cinecittà Holding, Rai Trade, l'Istituto Capri nel Mondo e Kimbo) che tutte le sere riempie le multisale di Georgetown. E per lei, produttrice in carriera, sono giorni decisivi. «Si riparte sempre da qui, no? Abbiamo presentato al pubblico americano "Nessun messaggio in segreteria" di Genovese e Miniero, che da noi era stato accolto molto bene anche dalla critica. Noi italiani dobbiamo puntare sulle idee, non possiamo permetterci dei kolossal, ma Hollywood può darci una mano assicurando delle coproduzioni straniere nel nostro Paese. Questo era un po' l'appello di George Clooney, e forse busserò proprio alla sua porta. Come star costa troppo, ma come socio in affari chissà... E sto pensando a un altro attore americano che da noi ha già girato qualcosa, ho una storia che calza a pennello per lui, ma non voglio dire altro». Non tace, invece, di star preparando un omaggio a Sergio Citti, scomparso pochi giorni fa. «Quattro registi per un film a episodi, "Vita morte e miracoli" tratto dai racconti di Sergio. Sarà una sorta di "Nuovi mostri", e a girarlo saranno quegli autori che apprezzavano Citti, e Pasolini. Penso a D'Alatri, Scharchilli, ma anche Martone o Sorrentino. Vedremo. Intanto», si rabbuia la Falchi, «voglio dire che Sergio era stato dimenticato da tutti, e anche ai suoi funerali non c'erano che pochi amici. Noi ci eravamo battuti perchè anche a lui fossero estesi i benefici della Legge Bacchelli, come al fratello Franco. Ma la presidenza del Consiglio aveva voluto mettere la sordina a quella proposta. Con nostra grande amarezza». Quello dello spettacolo, del resto, è uno stagno dove nuotano sempre troppi alligatori... «Sì - ammette Anna - se possono ti sbranano, oppure ti lasciano annegare. Ma io non la mando a dire a nessuno. Non mi piace l'opportunismo con cui troppi colleghi si raccomandano ai politici, in questi tempi di magra. E temo che questo sciopero non servirà a risolvere un bel niente». Accidenti, dura la ragazza. «Noi finlandesi siamo combattivi, mio nonno aveva combattuto contro i sovietici, mia madre mi ha dato un temperamento forte e dolce. Un po' formica e un po' cicala». Che è quello che serve per sopravvivere nello star-system. «Dove in troppi sono autolesionisti, e io ne ho conosciuti di insospettabili... Lapo Elkann? L'avevo visto una settimana prima a Napoli, confuso tra la folla al concerto di Gigi D'Alessio. In quel momento ho avuto come un flash della sua solitudine assoluta. E Martina Stella, beh, invece di "proteggere la s

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