Haneke, il video dei rimorsi
Bravi Auteuil e Binoche, grande cameo della Girardot
A PARIGI Georges, la responsabile di una trasmissione televisiva dedicata ai libri, comincia a ricevere delle videocassette da cui risulta non solo che è pedinato ma che qualcuno conosce i luoghi della sua infanzia. A questo si aggiunge il fatto, piuttosto curioso, che a quelle videocassette si accompagnano dei disegni macabri tracciati da una mano infantile. Georges si perde subito in varie congetture, convinto com'è di non aver «niente da nascondere», come dice il titolo italiano, poi, risalendo addirittura a quando aveva sei anni, ricorda di essersi comportato male con un orfano algerino, suo coetaneo, che, nonostante i suoi genitori lo avessero affettuosamente accolto in casa, era riuscito, con un pretesto crudele, a far rinchiudere in un orfanotrofio. Che quelle videocassette minacciose siano una vendetta tardiva della sua vittima d'una volta? Georges rintraccia l'algerino e si sente smentire tutto. Non gli crede, ma dopo un po' si sentirà richiamare per assistere al suo suicidio. Perché? L'austriaco Michael Haneke, che ha realizzato questo film francese dopo il grande successo de «La pianista», protagonista Isabelle Huppert, non ci dà risposte dato che, pur avendo costruita in apparenza la sua storia come un thriller, le sue attenzioni le ha rivolte soprattutto ai ricordi e al rimorso di un protagonista il quale, attorno, mette tutto in crisi, dal suo lavoro al suo rapporto con la moglie, prima sommerso da interrogativi e da ipotesi, poi via via sempre più ferito dal pensiero di quella sua colpa lontana, causa, forse, degli atteggiamenti accusatori di oggi. Una discesa, perciò, tra le pieghe di un rimorso che, pur da tempo rimosso, all'improvviso travolge tutto. Specie dopo quel suicidio dato, volutamente, senza motivazioni. Un crescendo di ansie, uno sfacelo che insensibilmente fa via via franare attorno la vita intera del protagonista, una continua ricerca — nel testo e nella sua rappresentazione — del sospeso e dell'alluso; privilegiando i climi tesi e angosciosi senza mai suggerire soluzioni perché, appunto, non siamo sul versante del thriller o del noir, ma su quello di una improvvisa tempesta nei segreti della coscienza. La manifesta, con sfumature mobilissime, l'interpretazione straordinaria di Daniel Auteuil come Georges: tutta tocchi segreti, note minime. Con totale vitalità espressiva. Juliette Binoche è la moglie. Non dimentico, però, Annie Girardot nelle vesti della madre: un'apparizione fugace, ma segna il film con la sua pagina più splendida.