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Damiani, maestro dell'impegno civile

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ALLA «CASA DEL CINEMA» DI ROMA

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Dopo la proiezione, Massimo Sani dell'Anac ha invitato il folto pubblico ad un minuto di silenzio per la scomparsa di Sergio Citti, e subito dopo lo sceneggiatore Andrea Purgatori ha ricostruito il percorso creativo del film di forte denuncia sociale e politica. Il film, interpretato da Franco Nero, Martin Balsam e Marilù Tolo, racconta la storia del commissario di polizia Giacomo Bonaria e del procuratore della Repubblica Traini, che a Palermo erano impegnati nella lotta contro la mafia e la criminalità. Maestro nello stile e nella raffinata psicologia, Damiani è stato l'autore di un cinema che rifletteva sulle contraddizioni di una società in trasformazione, con l'intento - riuscito - di gettare le basi del cinema d'impegno civile e sociale. «Il mio esordio come regista avvenne invece nel 1960 con "Il rossetto": una sorta di giallo con dei temi molto forti per l'epoca, come il lolitismo, che gettava uno sguardo lucido ed impietoso su un mondo piccolo-borghese fatto di ambiguità, un film con una posizione nettamente antimoralistica. Una settimana dopo il film "Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica", il procuratore di Palermo, Pietro Scaglione, fu ucciso e venne incolpato del delitto Luciano Liggio, che in regime di libertà provvisoria approfittò - pare - per compiere dei regolamenti all'interno della mafia. Allo stesso modo, poco tempo fa, nella casa di Totò Riina venne dato mandato d'indagare solo dopo 18 giorni dal suo arresto. Questo significa che il mio film continua ad essere tragicamente attuale - ha dichiarato Damiani, considerato anche il padre della "Piovra", con la quale ha dato la possibilità di rappresentare in modo popolare i reali rapporti tra Stato e mafia - Tutt'oggi, l'Italia non è un Paese realmente democratico e i due partiti maggiori non hanno mai condotto delle reali lotte democratiche. Se noi italiani avessimo avuto veri spiriti democratici, i bambini nelle scuole sarebbero stati educati alla realtà di certi fatti, che invece restano ancora occultati».

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