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All'Argentina fischiò il «Tanto tempo fa» allestito da Visconti

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Nel 1973, al termine della trentacinquesima replica al Teatro Argentina di «Old Times», con titolo modificato in «Tanto tempo fa» per la regia di Luchino Visconti, l'autore denunciò così il "travisamento" del nostro regista, negandogli il giorno dopo i diritti della rappresentazione. Si appellò al cavillo legale dell'utilizzo della traduzione di Gerardo Guerrieri invece di quella ufficialmente affidata a Laura Del Bono ed Elio Nissim, ma di fatto sconfessò la scelta scenografica del ring al centro della platea, l'impianto sonoro scandito da un gong e dall'accompagnamento al pianoforte e la scabrosa allusione a una passione omosessuale fra le due protagoniste femminili. Questa breve e tempestosa vacanza romana, di cui molti ancora si ricordano, accende la curiosità del palcoscenico italiano verso l'apprezzato drammaturgo inglese con passato d'attore e talento di sceneggiatore. Seguono allora «Il ritorno a casa» con regia di Mauro Bolognini nel 1975, «Terra di nessuno» con Romolo Valli e Giorgio De Lullo nel 1976, «Il compleanno» con regia di Carlo Cecchi nel 1980, «Il guardiano» del Gruppo della Rocca nel 1981 e «Tradimenti» diretto da Giuseppe Patroni Griffi nel 1982. Le sue commedie vengono inoltre trasmesse dal terzo programma radiofonico della Rai e mandate in onda dalla televisione di allora. Eppure resta aperto il problema della trasposizione dell'idioma inglese pinteriano nella nostra lingua. La sua consueta traduttrice, Alessandra Serra, giudica del resto la sua dinamica verbale una musica allo stato puro. L'amore per la parola contraddistingue la sua scrittura che non è mai ferma sulla pagina, ma sospesa nell'evocazione orale e sonora a cui l'ha addestrato l'esordio come interprete teatrale. I segreti del mestiere gli sono perfettamente noti ed ecco quindi che la sua vocazione registica si muta in un servizio reso agli interpreti. Lo conferma la sua più importante avventura vissuta nel nostro paese: la direzione in italiano nel 1997 di «Ceneri alle ceneri» con Adriana Asti e Jerzy Sthur. Il testo era prontamente variato per assecondare le esigenze pratiche del lavoro e per facilitare l'immaginario poetico dei protagonisti coinvolti: «Se il tappeto non c'è, diremo che la penna è scivolata per terra!». «Orsini esprime un dolore vero, meglio di Malkovich in un allestimento americano», dichiara nel 2004, commentando «Vecchi tempi» nell'edizione firmata da Roberto Andò con il medesimo attore ingaggiato da Visconti nella vituperata prima rappresentazione italiana che fece bloccare. In una affannosa giornata milanese di quell'anno, Pinter infatti apprezzò lo spettacolo dopo aver ritirato il diploma honoris causa dell'Accademia dei Filodrammatici per la sua attività artistica e l'impegno civile, essersi aggiudicato l'Ambrogino d'oro del Comune di Milano e aver assistito a «Prove d'autore», un collage di suoi sketch diretti da Claudio Beccari. E sempre nel 2004 debuttò anche «Tradimenti» con il trio formato da Massimo Popolizio, Laura Marinoni e Stefano Santospago per la regia di Cesare Lievi che segue l'originale lettura concepita da Valerio Binasco nel 2002 per Iaia Forte e Tommaso Ragno.

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