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«Dracula» diventa opera rock

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La band: «Non chiamatelo musical, noi ci ispiriamo a Jesus Christ»

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Un nuovo album? Certo, ma non solo. La presenza di David Zard, produttore «re Mida» dello spettacolo italiano (un titolo per tutti, il musical di Cocciante «Notre Dame de Paris»), aiuta a risolvere l'enigma. Franz Di Cioccio, Franco Mussida, Giorgio Piazza, Flavio Premoli, il vostro nuovo album che Sony Bmg distribuirà da venerdì prossimo si intitola «Dracula»: non significherà mica che ce l'avete fatta e che finalmente metterete in scena un musical targato PFM? «Proprio così - conferma compiaciuto Premoli, sfumacchiando un sigaro prezioso, mentre Zard annuisce, sfoderando dal collaudato repertorio la sua aria più sofferente - Ma in scena metteremo molto di più di un musical, quella che abbiamo scritto è un'intera Opera rock, composta da 30 brani e della durata di due ore. Debutteremo il 4 marzo dell'anno prossimo, a Roma, al Gran Teatro. Il disco che presentiamo oggi è l'estratto di un lavoro molto più ampio, che verrà illustrato in ogni particolare in un secondo momento». «Il regista dell'Opera rock sarà l'argentino Alfredo Arias - aggiunge Zard -, la PFM registrerà le canzoni e al gruppo si aggiungeranno, poi, dal vivo, 110 orchestrali e 40 coristi. Il casting è già fatto, selezionato in seguito alle prove di 500 giovani e di 600 ballerini. Saranno tutti debuttanti, tranne uno, il protagonista principale, che voglio sempre con me, Vittorio Matteucci (Scarpia della "Tosca" di Lucio Dalla). Lo spettacolo costerà oltre 7 milioni di euro e sarà una bomba, parola di Zard». Com'è nato il progetto «Dracula»? «L'idea è venuta a me - racconta Premoli - Il nostro "Dracula" non è quello di Christopher Lee o di "Intervista col vampiro", ma piuttosto l'ambiguo personaggio del film di Francis Ford Coppola, con Winona Ryder e Gary Oldman. La vicenda, che abbiamo scritto assieme all'autore dei testi Vincenzo Incenzo, non è un horror, ma un'impossibile storia d'amore che dura 400 anni, ambientata in un medioevo fiabesco. Le nostre musiche gotiche svolgono il gomitolo della storia secondo lo stile tipico della PFM che, innanzitutto, significa musica dal vivo». Perché prendete le distanze dal termine musical? «Perché il musical, oggi, lo fanno tutti. Scrivono un motivo principale che ritorna sempre, e altre 3 o 4 canzonette; poi, le inframmezzano con le parti recitate. Ma quello non è vero musical: è commedia musicale. Noi, invece, ci siamo ispirati a opere come "Tommy" o "Jesus Christ Superstar", dove non c'è un attimo di respiro tra un brano e il successivo. Nelle 30 canzoni di quest'Opera abbiamo potuto spaziare con tutta la potenza della nostra musica evolutiva. Ci sono pezzi di rock tecnologico che punteggiano passaggi di pura psichedelia, c'è l'elettronica per il volo dei pipistrelli, ci sono sonorità neoromantiche e persino parti di musica sinfonica nell'evocazione dello scontro tra Bene e Male, presente e passato, umano e sovrumano. In due brani del cd la special guest è Dolcenera che, però, non farà parte dello spettacolo teatrale».

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