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«Io, madre-coraggio stregata da Ibsen»

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ILARIA OCCHINI PROTAGONISTA DI «SPETTRI»

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Una carriera illuminata dalla collaborazione con registi come Visconti, Costa, Squarzina, Patroni Griffi, Lavia garantisce all'interprete fiorentina un rapporto profondo e sfaccettato con i suoi personaggi in una continua crescita interiore e artistica. Nel sacrificio doloroso delle aspettative di questa madre coraggio descritta da Ibsen l'attrice proietta emozioni e angosce delle donne di oggi. Che tipo di donna è la signora Alving? «Castri ha lavorato in maniera specifica sulla dimensione della sua maternità. Si assiste quindi alla tragedia di una creatura che ha tentato in tutti i modi di salvare il suo adorato figlio, allontanandolo all'età di sette anni dalla casa paterna "insudiciata" e resa torbida dai comportamenti del marito. Per garantire un destino positivo al suo bambino, questa semplice ed evoluta figura femminile arriva a privarsi della sua presenza e si rallegra quando lui ritorna adulto e votato a una carriera artistica, ma la sifilide ereditata dal padre lo condanna ben presto alla malattia e alla conseguente follia. È stato facile entrare nel corpo e nell'anima di una madre e ho lavorato molto dall'interno, soffrendo veramente in quanto non ho avuto ancora il tempo di separarmi dalla sua emotività». C'è attualità nel testo di Ibsen? «Le convenzioni e le ideologie non sono poi tanto cambiate. Il passato continua a condizionare. Potrebbe trattarsi benissimo di una provincia di oggi e al posto della sifilide si potrebbe parlare di Aids. La libertà delle donne, infatti, è tuttora sottoposta al pregiudizio e in questa prospettiva il ritratto offerto da Ibsen non risulta datato». Cosa significa essere diretti da un maestro come Castri? «È un'avventura meravigliosa che mi entusiasma sempre pur avendo lavorato con tanti bravi registi. Sembra che voglia semplificare e in realtà ti accorgi che arricchisce ogni momento scenico di umanità stimolando gli attori a ricorrere al proprio bagaglio personale. Possiede un'intelligenza e una magnanimità straordinarie. Mi piace soprattutto la sua capacità di condurre il personaggio verso l'interprete che lo recita senza citazioni letterarie o intellettualismi. Durante le prove di questo spettacolo abbiamo parlato di mia madre e della sua piuttosto che di letture critiche». Proseguirà il suo rapporto con il piccolo schermo? «Ho appena finito di girare con Rossella Izzo "La prof", un film in quattro puntate per la Rai con Veronica Pivetti che andrà in onda in primavera. Sono una madre un po' svampita. La televisione mi gratifica perché crea un contatto intimo con la gente. Conservo soprattutto il ricordo degli sceneggiati di una volta con cui arrivavamo a toccare il cuore delle persone che mi salutavano per strada chiamandomi per nome».

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