Venditti sogna di chiudere il concerto al Palalottomatica chino sulla tastiera per l'inno giallorosso
«Grazie Roma, rivoglio indietro il piano»
D'altronde, se la ricordano in molti l'imitazione del cantautore fatta da Guzzanti: lui, il pianoforte, il cappello e il Grande Raccordo Anulare, punti-cardine della gag. Un Venditti "trasversale", quello che venerdì 7 ottobre salirà sul palco del Palalottomatica: trasversale alle generazioni (dai "settantottini" ai giovanissimi) e alla canzone italiana, quella delle canzoni d'amore, delle lotte politiche, delle guerre perse. «Il concerto sarà una festa. Una chiusura "ufficiale" anche se, la tournée, proseguirà fino a Natale: andremo in America. Dopodiché uscirà il disco nuovo, al quale già sto lavorando». Ma Roma ha una marcia in più... «Roma è casa. Un concerto che, in un certo senso, improvviserò. Vorrei tornare a suonare "Grazie Roma" con il pianoforte. Spero di riuscire a sciogliermi dal voto». Perché non può suonare il pianoforte sul palco? «Non si sa ancora... lo sapremo solo alla fine. Vedremo se apparirà o meno il piano. Vorrà dire che mi avranno dato, o meno, ragione». O il piano o di «Grazie Roma» non se ne fa nulla? «Il fatto è che il concerto-campus è "chiuso", nel senso che testi, note, gesti, sono state provate centinaia di volte. E in tutto ciò il pianoforte non viene contemplato. Ma se non appare a Roma... mi arrabbio». E il pubblico? «Aspetta che sia io a proporre loro qualcosa. E io non ho canzoni da seppellire. Credo ancora nei testi delle mie canzoni, anche di quelle scritte tanti tanti anni fa. Ecco, forse questo potrebbe essere il motto opportuno». Ma per strada cosa le dicono? «Mi parlano dei fatti della vita. Ormai è trascorso il tempo delle foto da scattate al divo, all'attore, al cantante. Siamo arrivati a quello dei video girati con i telefonini. Prima di Prodi anche io ho girato per l'Italia - e per più di una volta - a bordo di un camion, e ho ascoltato speranze e disillusioni tutte italiani». E le ammiratrici? «Ce ne sono, di quelle che svengono o ti aspettano fuori dal camerino per ore... Ma nel mio caso non sono poi tante. I più giovani mi chiedono cose normali, anche perché mi hanno conosciuto dai Novanta in poi, da "Benvenuti in Paradiso", per intenderci. I più grandi, invece, si mettono lì a chiedermi cose più sofisticate. Mi fanno critiche precise. Il mio è un pubblico di settantottini e non di sessantottini: molto silenziosi ma allo stesso tempo molto critici e precisi». Quali le speranze italiane? «Quella della studentessa che si trasferisce dalla Sicilia a Roma per studiare al Dams; quella dell'operaio che vuole conservare il posto di lavoro; quella del CoCoCo che, forse, preferirebbe avere una posizione migliore». E le disillusioni? «Ho visto l'Italia impoverirsi, da febbraio a oggi». Impoverimento dell'ultimo momento? «Impoverimento dell'ultimo semestre, sotto gli occhi di tutti. Dal prezzo dei concerti, che è imbarazzante, in su». E il suo prezzo dei concerti? «Ho cercato di mantenerlo sempre basso. Secondo me tra il concerto gratuito e i prezzi alti c'è una via di mezzo. Il fatto è che anche andare in giro per l'Italia con quattro tir costa soldi, soprattutto se, durante il viaggio, il prezzo del gasolio schizza alle stelle». Lei ha comunque partecipato a concerti gratuiti, come quello per lo scudetto della Roma. «E non significa che non ci sia nessuno che non paghi. In quel caso ci aiutarono gli sponsor privati ma la Roma, non tirò fuori una lira». Lei non era un ospite? «Assolutamente no. Avevo organizzato un concerto per rendere omaggio a Roma e alla Roma. Che poi sia passato alla storia come "Festa della Roma" poco importa, ma è un equivoco». E la Notte Bianca? È un evento gratuito, non le piacerebbe partecipare? «Nelle passate edizioni ero sempre fuori in tournée... Sì che mi piacerebbe suonare, a mezzanotte, al Pincio. Un luogo romantico e tranquillo. Come non desiderare di suonare lì?».