NUOVO CARTEGGIO
Leopardi e Ranieri Due «strani» amici
E di certo quel legame fortissimo, un sodalizio certo intellettuale ma anche di sentimenti fra due giovani così diversi, non piaceva nè a Monaldo Leopardi nè al padre di Antonio. Potrà dunque aiutare a far luce su quella vicenda il carteggio Leopardi-Ranieri che con il tiolo «Addio, anima mia» è uscito per la editrice Aisthesis di Milano, a cura di Vincenzo Guarracino. La pubblicazione è stata promossa da Pier Lorenzo Ranieri-Tenti (il cognome completo di famiglia), discendente di Antonio da parte del fratello Lucio, lo stesso che ebbe l'incarico della sepoltura notturna di Leopardi nella Chiesa di San Vitale Fuorigrotta. Che nella cassa ci fosse o no - la circostanza è ancora misteriosa - la salma di Giacomo. Ranieri-Tenti ha fatto visita in questi giorni al Centro Studi Leopardiani di Recanati, ripercorrendo le orme del suo avo, che si fermò nella cittadina nel 1832. Monaldo stava uscendo dal palazzo per andare in chiesa, e liquidò Antonio con un freddo «Torni più tardi a trovarmi». Quello risalì in carrozza e se ne andò. Con Franco Foschi, presidente del Centro nazionale, e i suoi collaboratori, il Ranieri di oggi ha raccontato episodi della vita comune di Giacomo e Antonio tramandati in famiglia. I genitori di Giacomo non apprezzavano affatto il sodalizio così esclusivo tra i due giovani, e quell'amicizia era scomoda anche per il vecchio padre di Antonio, che criticava il menage nella villa di Vico Pero e non capiva come tra i due si fosse instaurato un rapporto così stretto da renderli indispensabili l'uno all'altro. Secondo Pier Lorenzo un legame che, al di là delle illazioni formulate dai biografi più maliziosi di Leopardi, si basava sul fatto che Giacomo vedeva in Antonio un alter ego, il ragazzo intraprendente, fortunato con le donne, sicuro di sè che lui non avrebbe mai potuto lui essere. Mentre per Antonio e la giovane sorella Paolina, la superiorità intellettuale di Giacomo era così affascinante da oscurare ogni sua deficienza fisica. È significativo che nella lettera in cui Ranieri annuncia la morte di Giacomo al padre parli di «santità» della loro amicizia.