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Un amore che non si scorda

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PHILIPPE Garrel è uno dei registi di culto del cinema francese. Con il film di oggi ci propone in primo luogo il ritratto di un amore — gli «amants reguliers» del titolo — ma lo estende anche, in modo speciale, caldo, ispirato, a quello di una generazione di giovani parigini studiata prima durante la contestazione studentesca del maggio '68 — le joli mai —, poi, nel clima di tante speranze deluse, tra rapporti disinibiti di coppia (anche con scambi), indulgenze eccessive per la droga, l'oppio in modo particolare, e il nascere di questa o quella vocazione artistica, negli uni la poesia, negli altri la pittura. Uno stile di totale rigore, in linea con l'intelligente e fecondo passato di Garrel. Intanto, in uno splendido bianco e nero, con contrasti fortissimi. Poi con una tesa e infiammata ricostruzione, nella prima parte, delle barricate a Parigi nel '68, con la verità quasi del repertorio, e nella seconda, con una sottile e precisa rievocazione non solo di quell'amore che è alla base dell'azione, ma dei molteplici caratteri che vi si avvicendano attorno, analizzati, studiati con forti segni psicologici anche quando ti lasciano partecipi della coralità. Sempre all'insegna di un immediato filtrato sottilmente attraverso l'autentico. Coinvolgendo, nonostante una voluta lentezza di ritmi che privilegia la staticità, grazie anche a un commento musicale di pianoforte solo, carico di suggestioni emotive e poetiche. L'interpretazione è sempre in linea con le cifre asciutte ma dense di tutta l'impresa. L'innamorato al centro è Louis Garrel, figlio del regista: un viso segnato, un'espressione raccolta, una recitazione sfumata. Al suo fianco, corrisponde ai suoi modi Clotilde Hesme, volutamente in equilibrio tra riflessione e svagatezza. Fra gli altri, Julien Lucas e Mathieu Genet, saldi, incisivi.

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