«CON questi fondi non si va da nessuna parte».

Nastasi ha anche il compito di presiedere la commissione consultiva che assegnare i finanziamenti pubblici agli operatori del settore. Per affrontare una situazione tanto complessa, Nastasi auspica un maggiore rigore legislativo e una più viva partecipazione dei media agli impegni artistici e ai problemi della scena italiana. Ha incontrato difficoltà nel presiedere la Commissione Teatro? «Sì. Per i miei predecessori, con fondi costanti o in aumento, era più facile. Oggi i fondi riservati allo spettacolo sono in fase calante. Perdiamo dal 5 al 7% l'anno a seconda dei settori. La situazione è grave». Quali criteri vengono applicati per l'assegnazione dei finanziamenti ai singoli teatri o alle diverse compagnie? «Le modalità sono quelle stabilite dal decreto ministeriale del 27 febbraio 2003 e dalle successive modificazioni. La Commissione consultiva si dota, all'inizio dell'anno, di parametri per la valutazione quantitativa delle attività. E decide poi sulla qualità». Cosa assicura ai teatranti la promessa del Ministro Buttiglione di non permettere ulteriori tagli al FUS? «Non ho la sfera di cristallo. Il Ministro si è impegnato e ce la metterà tutta. Non so quanto aiuteranno le turbolenze politiche degli ultimi giorni». Prevede scelte praticabili per tutelare un settore spesso considerato un peso più che un investimento? «L'unica soluzione è quella di applicare criteri rigorosi nel finanziare le istituzioni teatrali. Bisogna estendere anche a questo settore parametri di reference system come previsto nella legge di riordino del cinema. E da anni chiediamo provvedimenti di tax shelter o sgravi fiscali poderosi per i soggetti che vogliano finanziare queste attività». L'interesse dei media potrebbe coadiuvare il suo compito istituzionale? «Lo facilita. Il 26 settembre Ciampi ha ricevuto per la prima volta il mondo del teatro, concentrando su di noi l'attenzione dei media. Le sue parole di incoraggiamento e di richiamo al Governo alle sue responsabilità non devono cadere nel vuoto». I tagli previsti dalla finanziaria ai fondi per lo spettacolo non rischiano di affossare definitivamente il teatro italiano? «È un rischio concreto. Se negli anni precedenti le riduzioni dei fondi non erano state superiori al 5/6 per cento, stavolta siamo scesi da 464 milioni di euro a 300 milioni, qualcosa come un 35 per cento in meno per tutto il comparto dello spettacolo. Per la prosa, saranno 30 i milioni decurtati. Speriamo in un ripensamento quando sarà approvato l'emendamento. Altrimenti sul nostro teatro potrebbe calare il sipario». Tib. Dem.