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Oscar, l'Italia sceglie un esordiente Tocca a Costanzo jr.

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«PRIVATE» A LOS ANGELES

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Oltre a «Private» di Costanzo - prodotto dal Luce, con Offside e Cydonia - anche «La Rosa Bianca - Sophie Scholl» di Marc Rothemund per la Germania e «C.R.A.Z.Y.» di Jean-Marc Vallée per il Canada, sono i tre film presentati alla prossima edizione degli Oscar dall'Istituto Luce. La scelta per il film di Costanzo è stata presa ieri, con la maggioranza dei quattro/quinti e «Private» ha superato all'ultimo ballottaggio pure il film di Giovanni Veronesi, «Manuale d'amore», di fronte ad un Comitato di selezione istituito presso l'Anica, su invito dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, composto da Bernardo Bertolucci, Vincenzo Cerami, Dante Ferretti, Fabio Ferzetti e Paola Corvino, in qualità di esperti; dai produttori Pio Angeletti, Filiberto Bandini, Adriano De Micheli, Roberto Di Girolamo, Pietro Innocenzi ed Enrico Vanzina, in rappresentanza dell'Unpf- Anica; e da Angelo Barbagallo, Donatella Botti, Lionello Cerri, Roberto Cicutto, Rosanna Seregni e Sandro Silvestri, in rappresentanza di Api. Non resta che attendere ora le nominations per i cinque finalisti all'Oscar come Miglior Film in lingua straniera, che saranno rese note dall'Academy il prossimo 31 gennaio, mentre la premiazione per la 78ma edizione degli Academy Awards si svolgerà il 5 marzo 2006 nell'hollywoodiano Kodak Theatre di Los Angeles. Costanzo nel suo film (da parecchi considerato un po' troppo filo-palestinese) tocca temi delicati con una cruda descrizione della violenta realtà sul conflitto arabo-israeliano dal quale si sviluppa un messaggio di pace e di speranza in una coesistenza complessa ma possibile, in una regione martoriata dove tutti sono, pur da posizioni diverse, vittime. A testimoniarlo, già a Locarno - dove il film ha vinto il Pardo d'Oro - sono stati gli attori: il palestinese Mohammad Bakri e l'israeliano Lior Miller, che si sono dati la mano, per simboleggiare la volontà reciproca di convivere senza rinnegare le proprie origini e la propria storia. «Ho voluto rendere visibile quello che non era visibile - ha detto Saverio Costanzo, 29 anni, laureato in Scienza della Comunicazione e figlio del giornalista Maurizio - Non ho usato la magnificenza del cinema, ma il rigore documentaristico è stata la forza dell'opera, così come il vissuto personale degli attori: questo film nasce soprattutto da una loro necessità. Sono stato solo un mezzo: sono onorato, sorpreso e meravigliato. È il mio primo film e devo dire che non me l'aspettavo per niente». Mentre in modo molto scarno, Maurizio Costanzo ha commentato dicendo di essere «molto orgoglioso come quando mio figlio ha vinto il festival di Locarno».

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