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di DIEGO GABUTTI A TORINO, fino al 25 settembre, si terranno i lavori del terzo convegno «Torino Spiritualità.

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Saranno presenti studiosi di tutte le scuole, compreso l'ateismo, e di tutte le religioni, tra le quali anche il «laicismo» (che da qualche tempo, complici la cronaca «alta» e anche un po' il calcolo politico, viene abusivamente rubricato tra le «fedi», di solito alla voce «eresie», vuoi «moderniste» vuoi «relativiste»). Amos Oz, Umberto Galimberti, Tonino Perna, Fernando Savater, Diamanda Galàs, Eugenio Scalfari, Tariq Ramadan, Giorgio Galli, Serge Latouche, Gianni Vattimo, Gilles Kepel, Paolo Flores D'Arcais, Gustave Zagrebelsky, Philippe Petit, Don Luciano Mendes de Almeida e molti altri studiosi e artisti parteciperanno ai lavori, ciascuno contribuendo al dibattito infinito sulla natura dell'eticità e delle tradizioni e culture che, senza mai venirne a capo, si sforzano fin dall'origine del mondo d'aumentarne la risoluzione, come quando si tenta di mettere a fuoco, a volte con successo, a volte no, una fotografia confusa. Ci saranno pubbliche letture e concerti, proiezioni di «fim documentari» e rappresentazioni teatrali (tra cui la messa in scena di Gabriele Vacis di Martirio. Letture intorno ai Dialoghi delle Carmelitane di Georges Bernanos e del Cantico dei Cantici d'Eimuntas Nekrosius). Sarà insomma un viaggio di sei giorni attraverso la «dimensione dello spirito», una zona al confine tra scienza e filosofia, tra sfera pubblica e sfera privata, dove la presenza di Dio, dopo quasi tre secoli di lumi, continua a pesare esattamente quanto pesa la sua assenza. È qui che, nei secoli, sono state formulate e riformulate e poi riformulate ancora tutte le possibili domande e tutte le possibili risposte, per lo più insoddisfacenti, riguardo al destino delle società umane e dei loro abitatori, gli uomini concreti, schiacciati dalle loro certezze, quando giganteggiano come cattedrali, ma oppressi anche dai loro dubbi, quando snervano le culture e, con quelle, anche le forme stesse della convivenza. Solo all'apparenza, infatti, le dimensioni «spirituali» - le religioni, le controreligioni, la Dea Ragione dei giacobini, il materialismo dialettico dei bolscevichi - sono luoghi astratti, come i paesi immaginari delle geografie medievali. Esse invadono il mondo reale come visitors da un pianeta misterioso e infallibilmente ostile oppure lo sommergono come immense onde di tsunami. È intorno al Corano, per esempio, una finestra aperta sulla «dimensione spirituale» dell'Islam, che oggi si sta giocando la prima grande partita geopolitica del nuovo millennio. Intorno al neopaganesimo nietzchiano, propugnato da Hitler e dai suoi assassini, come intorno all'ateismo di Stato sovietico, si sono giocate le grandi partite geopolitiche dello scorso secolo. Senza contare che la storia dell'Europa, le cui radici magari affondano nel cristianesimo, è anche una storia, lunga e terribile, di guerre di religione combattute tra cristiani, ciascuno negando ogni altra «dimensione spirituale» con la propria. Sono rare, anzi rarissime, le «dimensioni spirituali» deboli, che non vanno a caccia di proseliti, né col convincimento né con la spada. Proprio il «laicismo», che oggi viene denunciato come «pensiero forte» da parte di chi non è mai stato neppure sospettato d'indulgere a qualche debolezza di pensiero, era una di queste «dimensioni spirituali» conciliate, come lo era anche la scienza, il cui diritto all'indagine, comprese le indagini estreme, sembrava riconosciuto una volta per tutte. Ma il privilegio del pensiero scientifico (e del suo riflesso civile, la tolleranza) è ormai scaduto. Era sovrano in un Occidente ancora isolato nella sua superiorità economica e tecnica. Nell'era della globalizzazione, quando la lista dei giocatori inprovvisamente s'allunga, è soltanto una tra le tante opzioni ideologiche in corsa per la supremazia. Sul mondo, con

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