«Per poterlo amare
Ma anche dall'impegno politico orientato verso il socialismo rivoluzionario che lo costrinse al carcere per due mesi, dall'amore per le due sorelle Ida e Maria, dall'insegnamento delle Lettere classiche prima in un Liceo, poi nelle Università di Messina, Pisa e Bologna, dalla fama di mirabile poeta, latinista e prosatore. Restano indelebili nella memoria collettiva i suoi versi dedicati alle vicissitudini esistenziali, alle paure, ai dubbi, alle ansie "metafisiche" e psicologiche, con il gusto del frammento, della musicalità, dell'analogia e del simbolo: un perfetto decadente. Così Natalino Sapegno scriveva di lui: "La sua importanza storica è grande. Egli crea un tipo di discorso poetico e un linguaggio, che è più libero e nuovo nella lirica italiana del primo Novecento". A un secolo quasi di distanza, nel ripercorrere l'arte di Giovanni Pascoli (del quale, il prossimo 31 dicembre ricorrerà il 150simo anniversario dalla nascita), ci rivolgiamo a due personalità che forse possono rappresentare a riguardo, due modi o visioni diverse: il poeta, latinista, prosatore Luca Canali e il rapper Frankie Hi-Nrg. Luca Canali, è d'accordo con Natalino Sapegno? «Non si può non essere d'accordo. Mi sembra una considerazione giusta sul valore di questo poeta che per un certo periodo di tempo è stato sottovalutato e che invece da alcuni decenni è stato considerato come merita, non solo per le sue opere, soprattutto per le Myricae e i Canti di Castelvecchio, ma anche per l'influenza che ha avuto sulla poesia italiana di questo secolo, per esempio su poeti come Saba, Betocchi e Gatto. Secondo il Tozzi, il narratore italiano purtroppo poco considerato anche se di grande livello, la differenza tra Gozzano da una parte e Marino Moretti dall'altra nei primi anni del secolo, è questa: Gozzano scrive cose esteriori come D'Annunzio, mentre Moretti, pur nel suo minimalismo, scrive cose interiori, quindi più sofferte come Pascoli. C'è quindi anche distinzione tra D'Annunzio che è tutta esteriorità e Pascoli che è tutta intimità e interiorità». Lo leggerebbe oggi? «Sì. È una di quelle letture che si possono fare sempre. I veri poeti sono sempre attuali, quindi anche Pascoli. Rileggerei soprattutto Myricae, tra l'altro questo è un titolo virgiliano. Non so se lo ricordiamo bene, c'è un verso di Virgilio nella quarta Egloga che "dice", Non tutti amano gli arbusti e le umili Myrice che sono poi le Tamerici, piantine di scarsa importanza. Poi c'è lo stile di Pascoli elaborato nei Canti di Castelvecchio, dove la materia s'innalza e cela dei problemi fondamentali come l'angoscia e la morte. Però al tempo stesso c'è la quiete e l'abbandono alla natura. Malgrado quindi alcune sbavature di patetismo eccessivo, resta un poeta di alto livello». Come dovrebbe essere spiegato nelle scuole? «Un insegnante dovrebbe evitare le solite poesie contenute nelle antologie, come La cavallina storna o Il gelsomino notturno. Vorrei che gli insegnanti leggessero di nuovo Pascoli, scegliessero quelle che piacciono più a loro, indipendentemente dalla antologia che hanno adottato. Usciamo dalle solite poesie, non solo per Pascoli ma anche per gli altri autori. Vorrei che gli insegnanti insegnassero quello che piace a loro piuttosto che quello che piace ai programmi». Frankie Hi-Nrg, un'opinione sull'affermazione di Sapegno? «Nonostante io non sia un cultore della poesia, alla maggioranza degli studenti italiani, fatta qualche rara eccezione, non è stata fatta digerire, condita nella maniera giusta per poterla rendere appetibile. Anche a me è stata insegnata in maniera sempre asettica e frettolosa: mi è stato chesto di imparare a memoria O cavallina, cavallina storna e basta. Io penso che nell'ambito della poesia come nell'ambito dell'arte, si possa partire anche dall'odierno e andare all'indietro e fare degli esempi di poesia moderna dove si usa un linguaggio