Commuove il «ritorno» di Bersani
È accaduto ieri sera, a mezzanotte, subito dopo «Miss Italia». Quando, cioè, gli Speciali Tg1 hanno lasciato il posto al documentario «L'uomo col microfono» diretto da Antonello Sarno, fresco di presentazione alla Mostra di Venezia. Un film coprodotto per la prima volta dai due «rivali» Medusa Film e Rai Cinema (visto che Bersani aveva lavorato sia con Rai che, verso la fine della carriera, con i tg Mediaset) ed interamente dedicato ai 50 anni e più trascorsi da Bersani dietro al microfono, nell'intento di raccontare al pubblico della radio prima e della tv poi, la storia, o meglio, le storie - spesso strabilianti, dai protagonisti altisonanti - di cui è stato l'irripetibile testimone. Un fatto, quello della messa in onda del film su una rete nazionale (ed in tempo quasi reale rispetto all'anteprima festivaliera!), che ha dell'incredibile. In positivo. Già, perché se c'era un candidato all'oblìo, nell'incurabile amnesìa che - nel nostro cinema - riguarda le grandi star, figuriamoci i giornalisti, era proprio lui. Raffaele Bersani detto Lello. Scomparso da tre anni, citato qua e là senza grande convinzione, quasi casualmente, di Lello Bersani, si era persa la memoria. In gran fretta. Come avviene a tutti coloro che, non lasciando articoli, libri o raccolte, si sono limitati per decenni a «scrivere sull'acqua», come si dice dei giornalisti alla radio od in tv. Dei quali Bersani è stato il precursore, avendo lavorato in radio fin dalla creazione della Rai dalle ceneri dell'Eiar fascista, e subito diventato autorevole cronista politico. Basti dire che è suo il microfono al quale il ministro Romita annuncia al Paese la vittoria referendaria della repubblica sulla sulla monarchia; così come è la sua voce che annuncia, in diretta, l'appena avvenuta firma della Costituzione. E, dopo la politica, sempre in radio, autore di trasmissioni famosissime come «Arrivi e partenze» - poi rilevata dal neo-arrivato Mike Bongiorno - o come la rubrica cinefila «Ciak» e, quindi, in tv, dove aveva creato, letteralmente, il mestiere di cronista cinematografico e mondano. In questo 2005, Lello avrebbe festeggiato i suoi 60 anni di giornalismo, essendo stato assunto nella neonata Rai nel 1945. A tagliare questo traguardo Lello non ce l'ha fatta, ma Antonello Sarno e Vincenzo Mollica, allievo prediletto di Bersani fin dal suo arrivo al TG1 (e che del documentario è in pratica il co-autore), sì. Per lui, cioè al suo posto. È nato in questo modo «L'uomo col microfono», il film-documentario che racconta la carriera, l'epoca, la straordinaria atmosfera di cui, allora in regime di monopolio (c'era solo il primo canale) Bersani è stato il protagonista: dai grandi festival dei cinema, alla Dolce Vita, alla nascita del gossip come mezzo di comunicazione, al moltiplicarsi delle reti televisive. Mezzo secolo che Bersani non poteva più raccontarci in prima persona, ed affidato quindi da Sarno alle immagini d'epoca ed a spezzoni Rai di straordinario valore (il collegamento in diretta con Canzonissima, sul set del Satyricon di Fellini; o l'intervista in cui fece ammettere a Totò di essere praticamente cieco) ma anche alle parole dei suoi amici, come Paolo Bonolis, che con Bersani presentò tre edizioni degli Oscar per Canale 5, Maurizio Costanzo, Pietro Garinei, Tullio Kezich e Gianluigi Rondi, unico assente giustificato per motivi di salute Mike Bongiorno, che lo rilevò proprio alla conduzione di «Arrivi e partenze». Testimoni che nel film lo hanno ricordato con simpatia, affetto e un diluvio di aneddoti. Grazie a loro, adesso, questo film - ma forse sarebbe meglio chiamarlo un reportage, al cronista Bersani sarebbe piaciuto di più.