L'idioma del Belpaese primo amore di Malta
Durante la Seconda guerra mondiale resistette eroicamente (si dice con due soli aerei Spitfire) agli attacchi dei bombardieri tedeschi e alle bordate delle cannoniere dei nostri incrociatori, permettendo agli alleati di mantenere il netto controllo sui convogli d'approvvigionamento diretti alle truppe dell'Asse in nord-Africa. Il dominio inglese sull'isola, iniziato nel 1800 con la vittoria della flotta di Nelson sugli sgraditi occupanti francesi, durò oltre un secolo fino alla proclamazione d'indipendenza della repubblica avvenuta nel 1964. A Malta i rapporti tra inglesi ed italiani hanno avuto fortune alterne, almeno fino a quando Joseph Chamberlain, ministro delle colonie di Sua Maestà, non emanò nel marzo del 1899 un provvedimento restrittivo sulla graduale sostituzione (in 15 anni) dell'inglese all'italiano. Ovviamente la decisione di Chamberlain ebbe riflessi negativi negli stessi ambienti maltesi e tra gli intellettuali italiani che già al X Congresso della «Dante Alighieri» svoltosi a Messina nell'ottobre del 1899 fecero sentire con Pasquale Villari il più vivo disappunto per l'incomprensibile decisione «di vietare l'antichissimo uso ufficiale della lingua italiana». Ora come allora parlare o studiare italiano a Malta veniva considerata come una naturale conseguenza dei rapporti culturali tra le sponde, al punto che il delegato Gaetano Platania si chiedeva stupito che fine avrebbero fatto quei 12.000 emigrati maltesi in Tunisia desiderosi di frequentare le nostre scuole di Biserta o Tunisi. Di Malta e della costituzione di un Comitato della Dante Alighieri in difesa del nostro idioma sull'isola si riparlò ancora negli anni successivi, cercando però di non creare incidenti diplomatici con Londra e nello stesso tempo evitando pasticci di una politica del «pari passo» nell'insegnamento delle due lingue, dimostratasi infruttuosa per le parti come dimostrano le scarse promozioni al concorso per baccellieri svoltosi nel 1896 (7 promossi su 120 candidati). Tuttavia le convinzioni patriottiche della borghesia colta e filo-italiana di Malta si andavano sempre più radicando nell'idea mazziniana riunita nei circoli de «La Giovine Malta», riaffermata nei pronunciamenti solenni di fedeltà a Roma, alla fede cattolica e all'amore per la cultura e all'italiano, unico «linguaggio che le è naturale». Il malcontento e le crescenti proteste anche da parte del nuovo ministro degli esteri Giulio Prinetti, succeduto al più mansueto Visconti Venosta, fecero fare qualche passo indietro agli inglesi che da 15 portarono a 20 gli anni utili alla sostituzione dell'italiano nei tribunali, contrordine annunziato con un vero «coup de théatre» dallo stesso Chamberlain rispondendo ad una interrogazione ai Comuni il 28 gennaio del 1902. Chi volesse saperne di più sul resto di questa affascinante storia può accedere via Internet ad uno studio analitico di Piero Ardizzone, «Studi Maltesi. Lotte per l'egemonia culturale e politica a Malta», che compare all'indirizzo telematico www.intratext.com pubblicato a Roma nel 2005. Oppure prendere parte al 77 Congresso internazionale della Società Dante Alighieri che si terrà a Malta nei giorni di fine settembre, a poco più di un secolo dalla fondazione del Comitato della Valletta avvenuto nel 1900, sul tema «Il Mare che unisce. L'italiano lingua franca del Mediterraneo». L'evento maltese che sarà inaugurato con gli auspici del Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi e con la partecipazione di quello maltese Edward Fenech Adami e dal nostro ministro degli Esteri Gianfranco Fini, si presenta ricco di novità e di sorprese (che ovviamente non anticipiamo, n.d.r.) e punta ancora una volta a verificare lo stato dei rapporti con l'Italia e l'italiano a