Charlotte Rampling: «Grazie Italia, devo a te il mio successo»
Dice di sentirsi forte e decisa come le tante donne che ha interpretato sul grande schermo, probabilmente forgiata dall'educazione rigida che le ha impartito il padre, un colonnello dell'esercito diventato poi comandante della Nato. «È la vita stessa che ti costringe con il tempo ad essere così». Charlotte Rampling da ieri è a Roma ed in serata alla Casa del Cinema, durante i festeggiamenti della Notte Bianca, le sono stati consegnati due prestigiosi riconoscimenti. Il Premio Anna Magnani per la sua intensa interpretazione ne «Le chiavi di casa» di Gianni Amelio ed il Taormina Arte Award per la carriera. Ad accoglierla sul palco, oltre a Felice Laudadio, alcuni dei registi che l'hanno diretta in Italia, come Giuliano Montaldo, Liliana Cavani e Gianfranco Mingozzi, il primo ad averla voluta in un film made in Italy, Citto Maselli e le attrici Chiara Caselli, Daniela Poggi e Laura Morante. Fu Mingozzi infatti nel '68 a chiamarla per «Sequestro di persona». «Conservo di tutti i registi ed attori italiani con i quali ho lavorato un ottimo ricordo» dice in un italiano quasi perfetto l'attrice inglese, che si è presentata con un austero completo pantaloni nero e camicia grigia. Contrariamente alla mise decisamente spartana per una diva del suo calibro, dimostra subito un carattere aperto e disponibile, con il gusto della battuta ironica. «Nei suoi occhi c'è tutto» diceva di lei Luchino Visconti che l'ha resa celebre con «La caduta degli dei», film che di fatto segna l'inizio di un lungo e fortunato sodalizio con il cinema italiano. Memorabile fu poi il balletto con Adriano Celentano in «Yuppi du». Signora Rampling, nell'immaginario collettivo, nonostante i successivi numerosi ruoli, lei rimane la donna de «Il portiere di notte» della Cavani. Questa identificazione le ha creato qualche problema? «Sono consapevole di questa cosa e penso che sia già un onore essere ricordata in particolare per un film. Non mi sento prigioniera di quel ruolo». Pur non essendo mai stata un sex simbol, nel senso classico del termine, ha sempre espresso sul grande schermo una forte sensualità. «È stata la mia perenne sfida. Rappresentare una sensualità diversa, mentale, cerebrale più che fisica. E penso questo aspetto di averlo espresso meglio nei film italiani ed europei. Nessuno è riuscito a valorizzare il mio talento come hanno fatto i registi italiani. Sono arrivata qui per la prima volta a soli 22 anni e devo molto alle persone con le quali mi sono confrontata». Con quali altri registi italiani le piacerebbe lavorare? «Bernardo Bertolucci e Mario Monicelli». A proposito del premio che le è stato consegnato, cosa pensa di avere comune con Anna Magnani? «Nulla. Anna Magnani è unica e non ha eredi. Credo che ogni attrice debba lavorare per esprimere una propria originalità e non per somigliare a qualcun'altra». Ha da poco finito le riprese di "Basic Instinct 2". Come è andato l'incontro con Sharon Stone? Farà scene di sesso? «Le scene di sesso le ho lasciate tutte a Sharon, la mia parte sarà quella di una semplice psicanalista. Quando mi hanno proposto il personaggio mi è subito piaciuto, altro però non posso rivelare». Un'ultima domanda, come trascorrerà il resto della notte? «A bordo della vespa di Felice Laudadio in giro per la città. A Parigi invece di solito uso la bicicletta...».