Lui ama lei che è una «tempesta» tra raggi cosmici e viaggi nello spazio
La giornata gli fu rovinata dal suo avversario, un dirigente di una società concorrente, che infilò un paio di colpi fortunati e gli soffiò la partita. Goodman, capitalista purosangue, non era uno da inghiottire una sconfitta senza reagire. Si mise subito in contatto con il più promettente dei suoi sceneggiatori, tal Stanley Lieber, in arte Stan Lee: «Dobbiamo diventare i primi nelle vendite, gli altri dobbiamo fregarli tutti, inventa un nuovo super-eroe, speciale, unico, fantastico!». «Un nuovo super-eroe? - rispose Lee - Si può fare. Ma ne abbiamo che volano, che sollevano le montagne, che navigano sott'acqua. Inventarne uno nuovo non sarà facile». «E tu non farne uno, fanne quattro, creami una squadra! - tagliò corto Goodman - Deve essere una cosa fantastica. Lavora all'idea con il "Re", Jack Kirby, con lui sicuramente ne uscirà qualcosa di buono». Era l'alba degli anni Sessanta, da lì a poco, nel 1961, sarebbero uscite nelle edicole di un'America assetata di novità e resa nevrotica dall'incubo della Guerra Fredda, le avventure dei «Fantastici Quattro», una delle serie a fumetti più amate dagli americani, quella che più incarna i miti (e anche le contraddizioni) degli Stati Uniti. Stan Lee e Jack Kirby, quest'ultimo scomparso da un decennio, l'altro pimpante ottantatreenne che ben si gode i frutti di una vita di lavoro, riuscirono realmente a creare qualcosa di unico. E non è stata un'impresa da poco, visto che i due sono i genitori di quasi tutti i super-eroi in circolazione: Capitan America, L'Uomo Ragno, Devil, Hulk, gli X-Men e tanti altri. Qualcosa di unico che ha fatto arrivare i Fantastici Quattro nel 2005, vitali come mai, e proprio oggi, nei cinema italiani, esce un grande film, il classico kolossal, ispirato al fumetto. «I Fantastici Quattro» in versione cinematografica negli Usa sono stati, come era prevedibile, un grande successo e hanno incassato una pioggia di dollari, più di 150 milioni. I quattro astronauti (tre uomini e una donna) mutati geneticamente a causa dei raggi cosmici, che hanno acquistato poteri favolosi e decidono di mettersi al servizio della legge per il bene dell'umanità (ma quanta retorica) fanno sognare il pubblico di oggi come quello di ieri. Non manca chi sostiene che il rifiorire dei super-eroi nel cinema di questi ultimi tempi è segno della ricerca di figure protettive e rassicuranti. All'epoca della Guerra Fredda c'era il terrore dell'atomica che faceva guardare con simpatia ai difensori della legge con abiti sgargianti e poteri fantasiosi. Degli «sceriffi» che proteggevano il sogno americano adeguandosi, con mezzi e capacità, alle nuove minacce tecnologiche. Oggi, nell'America di Bush del dopo 11 settembre, la paura è quella del terrorismo, ma la sete di difensori eccezionali è la stessa e può essere uno dei motivi del rinnovato successo. Questo continuare a piacere dei Fantastici Quattro è però certamente anche dovuto a quel motivo che individuò il creatore Stan Lee e che oggi ribadisce: «Piacciono perché sono una famiglia». Sì, questo hanno di speciale e unico i quattro personaggi rispetto ai solitari e tenebrosi Spider-Man e Hulk: sono imparentati e vivono insieme. Sono una famiglia. Reed Richards, il leader del gruppo, altrimenti detto Mister Fantastic, è innamorato della bella astronauta Sue Storm (la donna invisibile). La loro relazione è tormentata (storm vuol dire tempesta, come a dire che con le donne è meglio non litigarci) ma quando lottano per il bene vanno d'amore e d'accordo. Johnny (la torcia umana) è il fratello di Sue e Ben Grimm (la rocciosa e fortissima Cosa) è il miglior amico di Richards. Una vera famiglia, ben condita con liti, discussioni e prese di posizione in favore dell'uno o dell'altro. Una famiglia ordinaria e litigiosa come quelle di ogni parte del mondo. E vista la premessa sicuramente il film, come il fumetto, avrà buona fort