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Cussler a caccia di navi fantasma

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La prima parte - quella gloriosa - la conoscono in molti. Nella notte fra il 14 e il 15 aprile 1912 il Titanic (il più moderno ed elegante transatlantico del mondo) urtò contro un iceberg, a 270 miglia dal Capo Race (Terranova). Era partito da Southampton, in Inghilterra, con a bordo 2358 passeggeri, per il suo viaggio inaugurale, diretto a New York, dove era previsto che arrivasse il 16 aprile. 705 passeggeri furono salvati dal Carpathia, un piroscafo inglese che incrociava in quel tratto di mare. Non proprio vicinissimo: ma fu il primo a raccogliere l'Sos lanciato via radio dal Titanic. Il primo Sos lanciato via radio nella storia della navigazione. Pensare che a bordo, nel viaggio inaugurale, avrebbe dovuto esserci anche Guglielmo Marconi, ospite d'onore, l'uomo che aveva inventato quella diavoleria, che avrebbe salvato tante vite umane. Altre imbarcazioni erano più vicine al Titanic, ma gli operatori avevano spento gli apparecchi durante la notte. Il marconista del Carpathia, Harold Cottam, per fortuna, era all'ascolto. Prese nota delle coordinate della nave che stava affondando: 41°46' latitudine nord, 50°41' longitudine ovest. A 48 miglia dal Carpathia. Il comandante Rostron dette l'ordine di "avanti tutta". La velocità massima del Carpathia era ufficialmente di 14 nodi, ma quella notte le macchine furono sollecitate fino a sviluppare 17 nodi. Lo spettacolo del naufragio era impressionante: corpi esanimi che galleggiavano nell'acqua scura, le scialuppe di salvataggio cariche all'inverosimile di persone in camicia da notte, in abito da sera, in pigiama, in kimono, seminude. Il comandante Rostron, dopo aver caricato a bordo tutti i superstiti che riuscì a mettere in salvo, decise di fare rotta per New York, per portare i naufraghi a destinazione. Questa è la prima parte. La seconda è molto meno nota. La rivela - nel suo ultimo libro, "Navi fantasma"- Clive Cussler. Storie vere, raccontate però con la mano del grande romanziere (che sa mischiare perfettamente la cronaca storica con la trama narrativa). Scritto con la collaborazione di Craig Dirgo (editore Longanesi, 18,60 euro) "Navi fantasma" è predestinato ad essere un altro best seller, ed è la prosecuzione ideale di "Cacciatori sul mare". Cussler - per chi non conoscesse la sua storia - dopo i suoi primi romanzi di successo fondò (nel 1978) la National Undewater & Marine Agency (Numa), una fondazione senza scopo di lucro che si incarica di individuare e recuperare relitti di navi (e non solo) che giacciono in fondo al mare. Non tutte le spedizioni (la Fondazione ne ha compiute quasi duecento) vanno a buon fine. Anzi: Cussler riconosce francamente che i fallimenti sono stati più numerosi dei successi. Ma i relitti individuati e recuperati offrono lo spunto per storie affascinanti, che riguardano l'ultimo periodo di vita delle navi (o aerei: ma si narra la storia persino di due cannoni e di una locomotiva) e l'operazione di recupero (raccontata, invece, con il rigore di chi preferisce offrire una documentazione seria che legittimi il proprio orgoglio). Torniamo al Carpathia. Era una bella nave, lunga 170 metri, con una stazza di 13.555 tonnellate, in grado di ospitare quasi ottocento passeggeri. Sei anni dopo l'avventura del Titanic, il 15 luglio 1918, al largo delle coste meridionali irlandesi, fu affondato da tre siluri lanciati da un U-Boot tedesco. Mancava poco alla fine della guerra. Un'autentica disdetta. Per localizzare il relitto, Cussler andò a spulciare i documenti dell'ammiragliato. C'erano testimonianze discordanti, fra i soccorritori che avevano posto in salvo 225 membri dell'equipaggio e le segnalazioni fornite dal marconista del Carpathia e dal comandante dell'U-Boot. E gli specialisti della Numa furono costretti a sondare uno specchio di mare di 144 miglia quadrate. Nella ricerca furono individuati altri relitti, e soltanto dopo parecchi mesi di ricerche fu localizzato il Carpathia, che si trova a una profondità di 152 metri, troppo perché ci si possa immergere per riportare in superficie

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