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Johnny Depp sul tetto con Hornby

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Lo stesso autore ha dichiarato che Johnny Depp ne ha comprato i diritti e interpreterà uno dei suoi personaggi. Hornby, ne è soddisfatto? «Sì, Johnny Depp è una persona in gamba, con una grande integrità, lavora molto bene, è intelligente, ed è un uomo che legge. Lo stesso produttore ha formalizzato la volontà da parte di Depp di comparire nel film». Perché i quattro personaggi del suo romanzo progettano di buttarsi giù da un tetto di Londra proprio la notte di Capodanno? «Il Capodanno è un momento di svolta, ti guardi indietro e vedi un anno pieno di problemi, guardi in avanti e vedi in prospettiva un altro anno che sarà ugualmente pieno di problemi. Questa riflessione non può fare altro che deprimerti, oltretutto se sei solo questo sentimento di solitudine è esacerbato proprio nel giorno di Capodanno, quando si vive una forzata allegria». Quanto c'è di autobiografico nel suo libro? «Il personaggio che più mi assomiglia è quello di JJ, il giovane rocker americano fallito, perché quando avevo la sua età, volevo scrivere ma non trovavo nessuno che giudicasse i miei lavori e quindi mi sentivo come lui, avevo voglia di esplodere e implodere al tempo stesso. Se poi hai deciso di intraprendere una carriera nel mondo delle arti, l'età intorno ai trent'anni è critica, dal momento che è molto difficile che un artista possa mantenersi con i frutti del proprio lavoro. Intorno a te vedi persone che hanno cominciato a far carriera, a guadagnare, comprano la prima casa, tu invece ti senti completamente fuori dai giochi. Un altro personaggio che si riallaccia alla mia esperienza personale è Maureen, perché anche io ho un figlio disabile». Come è avvenuta la sua formazione di scrittore? «Ho cominciato a scrivere opere che si avvicinavano a sceneggiature, ma che non hanno avuto successo, infatti non sono approdate a nulla. Ero convinto di non poter riuscire a scrivere in prosa, ma solo dialoghi. Oltretutto io ero insegnante di inglese in una scuola media inferiore, ho deciso di licenziarmi e ho cominciato a scrivere fino a quando sono riuscito a vendere dei racconti e a scrivere recensioni. Ma ancora soffro dei postumi di questa mia fase di critico letterario: ci sono ancora delle persone accanto alle quali non posso ancora sedermi». Ci sono stati scrittori o musicisti o ancora, registi che sono stati suoi numi tutelari? «Sì, anche se ci sono state persone diverse in momenti diversi della mia vita che hanno assolto a funzioni diverse. Per esempio, quando scrivevo in prosa è stata molto importante la scrittrice americana Iylor. Ma io amo molto anche creare in parole quello che la musica mi ispira». Cosa rappresenta per lei il successo? «La libertà di fare quello che voglio nel mio lavoro. È una fortunata coincidenza fra le idee creative e il guadagno». Un consiglio a un giovane scrittore che voglia esordire? «Trovare un altro lavoro. Ci sono già tanti scrittori, non ce n'è bisogno di altri». Si sente a suo agio quando visita Roma? «In precedenti occasioni in cui sono venuto mi è piaciuta molto». Dulcis in fundo: crede nell'amore? «Sì, naturalmente, ma non la versione romantica. Mi piace la versione dove bisogna lavorare sodo, andare incontro anche alle delusioni, impegnarsi». Il suo prossimo lavoro? «La scrittura di una sceneggiatura per la BBC dal saggio autobiografico di una giornalista inglese, Lynn Barber».

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