Per un giorno Roma protagonista
..un cartone animato fuori concorso. E poi ci sono i film italiani, fischiati senza motivo e, incursioni della Tv a parte, oggi a Venezia è protagonista... Roma. Infatti viene presentato il chiacchierato e discusso festival del cinema della Capitale, al via dal 2006. Alla Mostra di Venezia, se si potesse, al posto degli attori quest'anno si dovrebbero premiare i cartoni animati. Come i protagonisti dello splendido «Corpse Bride - La sposa cadavere», diretto da Tim Burton e Mike Johnson, un cartoon gotico simile al loro precedente «Nightmare Before Christmas» («ma costato due terzi di meno» ha detto il regista): una coppia, cioè, disegnata sulle voci di Johnny Depp e Helena Bonham-Carter (nella vita moglie tutt'altro che cadavere dello stesso Burton: «Johnson ha fatto tutto il lavoro - ha scherzato - ma Tim se ne è preso il merito!») e che avrebbe certamente conquistato la Coppa Volpi destinata ai migliori protagonisti. Regolamento permettendo, è chiaro, ma non permette. I cartoni animati, anzi, i pupazzi animati di plastilina protagonisti del film non sono premiabili, e così il film a Venezia è fuori concorso. Peccato, davvero. Innanzitutto per la storia, sognante ed ultraromantica, del giovane Victor, emozionato promesso sposo che, alla vigilia del matrimonio, fa una prova con la fede nuziale infilandola su un rametto che spunta dal terreno. Non sa, Victor, che il rametto è in realtà il dito di una donna, morta da tempo e sepolta con l'abito bianco. La quale, risvegliatasi, crederà così di aver ritrovato l'anima gemella e l'amore immortale. Bello, struggente e impossibile, naturalmente, altrimenti non sarebbe gotico. E soprattutto non sarebbe Burton, che invece, nel suo genere «poesia-horror», è il migliore di tutti. Giustamente accolto a Venezia come un maestro di cinema tra i più innovativi della sua generazione di quarantenni, Burton ha affermato con orgoglio di «essersi ispirato a Mario Bava», il più importante autore horror del cinema italiano pre-Dario Argento. «Siamo stati influenzati profondamente dai suoi film durante la scelta dei colori» ha aggiunto, ridendo poi sul suo dark-look leggendariamente strampalato: «Amo più Halloween che il Natale - ha detto - perché in quell'occasione non devo cambiarmi vestito, dal momento che io mi vesto così tutto l'anno». In sala, applausi a scena aperta, per il film e per le battute. E a proposito di look inquietanti, quando s'incontra Abel Ferrara, al Lido con il chiaccheratissimo ma piaciutissimo «Mary», storia di un reportage televisivo su Maria Maddalena, viene voglia di cambiare strada. Interpretato da Juliette Binoche e Forest Whitaker (per localizzarlo: è il colosso di colore con l'occhio semichiuso protagonista di «Bird» di Clint Eastwood) il film di Ferrara si candida da subito ad un premio importante, che potrebbe bissare il Leone già vinto qui al Lido con «Occhi di serpente». E il cinema italiano? Più che vederlo, se ne parla. È il caso del momento, infatti, la tecnica usata per i fischi in proiezione stampa al primo dei tre film italiani in concorso «I giorni dell'abbandono» di Roberto Faenza. Un film onestissimo, che dura come sempre un paio d'ore, e che invece è stato selvaggiamente fischiato fin dai primi cinque minuti da un gruppo di sghignazzatori di professione. Che hanno ottenuto lo scopo di fare notizia, visto che al Lido non si parla d'altro. Ma con tutti i controlli per la sicurezza fisica del pubblico festivaliero, non se ne potrebbe approntare uno anche per la sicurezza morale degli autori, specialmente italiani, che arrivano al festival in concorso? Dopo cinque o dieci minuti di film non si ulula neppure nel Teatrino della Barafonda! Alla fine del film, si può fare ciò che si vuole, ma durante la proiezione, silenzio! Siamo o no nel più antico festival cinematografico del mondo? Basterebbe sospendere la proiezione, e ritirare il passi ai responsabili. Scommettiamo che il fenomeno - in auge da diversi anni e rivolt