E il duce scese in campo al fianco delle mamme
L'Opera Nazionale Maternità e Infanzia fu sospesa, tra mille dubbi, nel 1975
È ancora da dimostrare se fu una decisione felice, al di là della pregiudiziale antifascista. In base alla cronaca quotidiana, sembrerebbe di no. Infanticidi, neonati abbandonati nei cassonetti, violenze su minori sono all'ordine del giorno, mentre aspra è la polemica sulla tutela del concepito e la difesa della maternità è un cruccio non solo della Chiesa. Certo, il regime fascista fece dell'ONMI uno strumento di potere e di «consenso» e non mancarono scandali, ritardi, inadempienze come pure gelosie e contrasti tra i gerarchi designati a dirigere l'Opera. L'autore, Massimiliano Monnanni, giornalista ed esperto di politiche sociali, indugia su questi aspetti negativi, ma riconosce che l'eredità lasciata dai governi liberali pre-1922 era pesantissima. «In molte località l'assistenza prenatale era un mito, gli ambulatori e dispensari materni e infantili erano sconosciuti e le nozioni di igiene materna e di puericoltura apparivano ai più come nozioni di arabo o di sanscrito». Insomma, si era all'anno zero, come pure in materia di garanzie sul lavoro e di previdenza sociale. Il «socialista» Benito Mussolini era, per formazione, sensibile su questi temi. «Se le culle sono vuote — affermava il Capo del Governo — la nazione invecchia e decade: bisogna essere forti soprattutto nel numero». Mussolini andava anche oltre: «Che cosa sono 40 milioni di Italiani di fronte a 90 milioni di Tedeschi e 200 milioni di Slavi? A 40 milioni di Francesi più 90 milioni delle colonie, o a 46 milioni di Inglesi, più i 450 milioni che stanno nelle colonie?». Innegabile la visione totalitaria che si aveva dell'incremento demografico e l'ONMI doveva essere la leva per raggiungere il traguardo di 60 milioni di Italiani nella seconda metà del Novecento. Ancora: «Da cinque anni noi andiamo dicendo che la popolazione italiani straripa. Non è vero! Il fiume non straripa più, sta rientrando abbastanza rapidamente nel suo alveo. Se si diminuisce, non si fa l'Impero, si diventa una colonia». L'avvio della politica di incremento demografico fu peraltro stentato, se all'inizio degli anni Trenta la natalità in Italia diminuì di oltre 100 mila unità. Perché l'OMNI, funzionale agli intendimenti politici del Regime, assolvesse pienamente al suo compito, con personale idoneo e con strutture adeguate, distribuite su tutto il territorio nazionale, erano necessarie risorse finanziarie crescenti e anni di pace. Molte mete assegnate rimasero sulla carta, tanto più che, tra il 1935 e il 1940, oltre il 37 per cento del bilancio statale fu assegnato ai dicasteri militari. Massimiliano Monnanni «Per la protezione della stirpe», Sallustiana, pagg. 284, 10 euro