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LA VERA grande star del Lido è stata ieri Susan Sarandon.

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Nel film, la star hollywoodiana è Kitty, moglie tradita da James Gandolfini (noto per la serie televisiva dei «Soprano») che s'innamora di una giovane, scurrile ed irriverente (Kate Winslet). Tutto si consuma in un popolare quartiere newyorkese, simile a quello dove è cresciuto Turturro, che nel film, oltre alle hits di Springsteen, Cave, Berling e Tom Jones, ha inserito pure canzoni italiane, come «Quando m'innamoro» e «Scapricciatiello», omaggio a Napoli, dove porterà in teatro un testo di Eduardo. Susan Sarandon, come si è trovata ad usare tanto turpiloquio nel film? «Molte battute non le capivo e il regista doveva spiegarmele, mentre so che la Winslet ne diceva tante, al punto che Turturro ne ha dovute tagliare alcune. Questo musical è molto diverso da quello con cui debuttai nel '75, «The Rocky Horror Picture Show». Qui c'è la storia di una donna di mezza età tradita dal marito operaio». Lei avrebbe reagito come il suo personaggio, se fosse stata tradita? «Sono molto cambiata: una volta avrei fatto le valigie e me ne sarei andata. Essere sposati è difficile e non so se si riesce a restare sempre monogami. Ma la cosa che più umilia non è il tradimento fisico quanto quello sentimentale. Così, la protagonista è umiliata perché il marito ha scritto delle poesie hard all'amante». Qual è ora il suo rapporto con Hollywood? «Hollywood è molto diplomatica, anche se non è un ambiente politico. Dopo che mi sono schierata contro Bush e la sua guerra in Iraq, come hanno fatto alte star, da Clooney a Robbins, mi sono sentita un po' emarginata. Non perché sono brutta e vecchia ma per le opinioni che esprimo. Negli Usa non vai in galera se vai contro il governo, ma puoi essere emarginato e sentire cose molto sgradevoli su di te». Hollywood è dominata da una cultura maschilista? «È una struttura monolitica che produce film. Gli attori sono pagati più delle donne, gli vengono affidati più ruoli e questo mi dispiace. Tuttavia, anche le parti maschili sono per la maggior parte brutte e banali: sarebbe ora che Hollywood si decidesse a fare anche altri film». D. D. I.

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