Ernani, il giorno della verità per l'Opera

Stamattina il soprintendente alla Fondazione lirica capitolina avrà un colloquio con il sindaco Veltroni per chiedere ed ottenere precise garanzie sul futuro del Teatro stesso, che, a suo e nostro parere, necessita di un sostegno autorevole onde poter svolgere quel ruolo prestigioso che gli compete quale teatro musicale della Capitale d'Italia. I problemi, come ognuno sa o si immagina, sono di carattere artistico, economico e strutturale. Il Teatro dell'Opera, a giudizio di Ernani, deve essere in grado di competere con i più prestigiosi teatri lirici nazionali ed internazionali. La grave situazione economica che coinvolge ed assedia la cultura italiana ha posto il «tempio lirico» quirite in uno stato di disagio, a risolvere il quale occorrono interventi decisivi ed improcrastinabili, anche da parte delle istituzioni. Il sindaco Veltroni, di cui conosciamo la sensibilità per il mondo dell'arte, ha già rassicurato verbalmente il soprintendente che non verrà meno l'intervento del Comunee che «immutata» è la stima per lui. Stamattina, il nero su bianco. Il contratto di Ernani con il Teatro dell'Opera scadrà nel giugno prossimo, ma già ci sono stati interessamenti e contatti con il manager da parte del Teatro comunale di Firenze, al cui vertice egli è stato già dal 1994 al 1999, conseguendo esiti ammirevoli, e pensiamo fra l'altro alle tournée in Cina e in Giappone, contraddistinte da rappresentazioni trionfali. Dal capoluogo toscano Ernani giunse a Roma su invito del maestro Giuseppe Sinopoli, cui sarebbe toccata la rifondazione artistica dell'allora malconcia opera se una sorta di complotto dal basso non lo avesse costretto a rinunciare all'epica impresa. Ma anche l'Arena di Verona aspirerebbe ad una presenza di Ernani nella città scaligera. Per ora il soprintendente non ha escluso forme di collaborazione con entrambe le fondazioni liriche, ma è certo che il colloquio odierno con il sindaco di Roma sarà determinante per segnare i prossimi mesi. Vogliamo essere cautamente ottimisti: sia Ernani, sia Veltroni sono uomini ponderati, coscienti perfettamente che mettere in subbuglio l'Opera di Roma in questo momento equivarebbe a gettarla nei tempi cupi e caotici durante i quali più che un teatro pareva un ministero di serie infima, e più che musica risuonavano in esso, con stonature oscene, le beghe sindacali, gli scioperi, l'incompetenza gestionale ed artistica, la platea vuota, gli sbadigli dei pochi habitué, l'indifferenza della cittadinanza per un edificio-carcassa, che se invece di musica avesse prodotto risibili carabattole, pochi se ne sarebbero accorti. Affidiamo al buonsenso ed all'impegno dei due valentuomini il nostro timore per una possibile ricaduta del Teatro in una crisi che non si merita, e non meritano tutte le persone, e sono tante, che hanno a cuore la cultura e l'arte italiane.