Buttiglione: «Così salverò il cinema»
Due i film in concorso ieri. Il primo è l'atteso «Sympathy for Lady Vengeance» («Lady Vendetta»), che chiude la trilogia del coreano Park Chan-Wook con la bella interpretazione di Lee Joung-ge, la quale consuma una sottile e lenta vendetta contro un assassino di bambini e lo fa con garbo femminile, unendo una dolcezza smielata al veleno più ferale. Il secondo è un film francese di Philippe Garrel, «Les amant réguliers», interpretato dal figlio Louis Garrel e da Clotilde Hesme, che ricordano la Parigi del 1969, tra rivoluzione sessantottesca e barricate con la polizia. L'omaggio è per Bertolucci, «anche se Bernardo - ha detto Philippe Garrel - ha vissuto il trauma della rivoluzione di Campo de' Fiori e il suo film, "The Dreamers" è costato dieci volte più del mio, esportando a Hollywood la rivoluzione del '68, che l'Europa sembra purtroppo, voler dimenticare. E poi ha insegnato a mio figlio il mestiere dell'attore». Tre sono stati invece i film fuori concorso, a cominciare da quello di Steven Soderbergh, «Bubble», dove al contrario dei reality show, il regista ha ripreso un ambiente reale e persone vere, per trasformare tutto ciò in una sceneggiatura e poi in un film. Soderbergh (al Lido anche come produttore di «Good Night and Good Luck» di Clooney) farà uscire il film contemporaneamente nelle sale, in tv e in dvd: «È questo il futuro del cinema», ha concluso il regista che sta preparando altri sei film di reality, e un thriller con Clooney e la Blanchette ambientato nella Berlino del '45 e un altro film su Che Guevara. Oltre a «Four Brothers» del regista afro-americano John Singleton, western urbano sul tema della vendetta che ricorre ancora e che sarà distribuito da Uip dal 30 settembre, è stato presentato ieri il «Casanova» di Lasse Hallstrom: con Heath Ledger - oggi sul Lido con la Bellucci anche per «I fratelli Grimm» di Gilliam - Jeremy Irons e Sienna Miller, che veste i panni di una femminista ante litteram capace di rifiutare il Casanova, di farlo poi innamorare e di travestirsi da uomo. Come promesso, è riapparso ieri sul Lido, il ministro Rocco Buttiglione, il quale - dopo aver sottolineato che è meglio un cinema popolare, in grado di andare incontro al pubblico, che un cinema elitario fatto per i critici, perché così si aprono i grandi mercati - ha illustrato il programma del suo dicastero a sostegno del cinema: «Faremo un appello al Governo perché migliori la quantità del sostegno (detassazione, 200 milioni di euro per un fondo del cinema, i 90 milioni del Fus da destinare a enti e mostre come Venezia e la Scuola sperimentale di cinematografia ndr) la cultura non può essere considerata qualcosa di superfluo, il genere umano vive attraverso l'arte e la cultura, lo diceva anche San Tommaso D'Aquino - ha detto Buttiglione - Non creeremo però recinti protetti con il contributo dello Stato, sosterremo la distribuzione, aiuteremo i registi ad incontrare il pubblico, toglieremo le sacche di clientelismo, spenderemo le risorse in modo corretto, nel rispetto delle Regioni, che saranno di grande aiuto al cinema». Riguardo al Festival del cinema di Roma, voluto da Walter Veltroni, il ministro ha, infine, spiegato che vuole prima «capire se questo taglierebbe le gambe a Venezia». Il ministro non ha dato, quindi, certezze sul festival capitolino: «È possibile farlo - ha concluso - ma nel dialogo comune. D'altra parte, il presidente della Biennale Davide Croff già fa parte del CdA del festival romano».