Iva, tra sette note e letteratura
Sì, perché la famigerata conduttrice di «Ok il prezzo è giusto» dopo 15 anni di assenza dal palco nelle vesti di cantante ha dato il via, da due mesi a questa parte, a un tour tutto italiano che si concluderà i primi di settembre e che domani approderà nella cittadina di Stradella: «In scaletta tutte le canzoni che ho amato di più, da Vasco Rossi a Mia Martini, Patty Pravo e, da non dimenticare, un omaggio a Tenco». E non solo, perché solo pochi giorni dopo - precisamente il 6 settembre - la Zanicchi darà alle stampe il romanzo «I prati di Sara». Tra la televisione e la musica cosa sceglierebbe? «La musica, la mia grande passione. Certo, d'altro canto la televisione è divertentissima e, per il piccolo schermo, posso dire di soffrire una sorta di mal d'Africa. Ho fatto televisione per 15-16 anni di seguito tutti, tutti i giorni e vorrei continuare a lavorare in tv: da settembre riallaccerò i rapporti con Mediaset e, probabilemente in inverno, partirà il nuovo programma. Per il momento la musica sta occupando gran parte dei miei pensieri e del mio tempo: è in preparazione uno spettacolo sul tango, un progetto ambizioso, che prevede date in tutto il mondo». Quale è la trama del libro? «È la storia di due ragazze ambientata nel mio paese natio, negli anni Trenta: una delle due è una sensitiva. Sono due ragazze molto diverse tra loro: l'una è molto semplice, l'altra ha una personalità complicata. Una storia per il venti per cento vera, per un'ottanta per cento inventata, un mix tra realtà e fantasia insomma, con un intreccio amoroso». La letteratura per lei quale posto occupa? Quali autori sceglierebbe sugli scaffali delle librerie? «Scrittori sudamericani, li sento molto vicini: tra gli altri adoro Isabelle Allende ma, in linea generale, posso dire di leggere di tutto, da Topolino alle riviste di moda, alla letteratura "alta", a scrittori come Verga». Perché non si considera una scrittrice? «Ho troppa ammirazione per i grandi scrittori, per coloro che, in poche frasi, riescono a descrivere e a racchiudere grandi ideali». Quanto tempo ha impiegato nella stesura del romanzo? «All'incirca sei mesi. Due mi sono serviti per la stesura del manoscritto, buttato giù tutto di un fiato. Il libro precedente era stato stampato in trentamila copie: alcune persone mi dicono che, normalmente, la seconda pubblicazione non riesce mai a incasssare lo stesso successo della prima: speriamo che non sia il mio caso». Il momento e il posto ideale della giornata per scrivere in tutta tranquillità? «Forse la mattina, appena sveglia, quando in casa c'è calma. Evidentemente la mente è lucida e fresca e mi permette una maggior concentrazione». Iva Zanicchi e la musica. Se non avesse intrapreso questo tipo di carriera cosa avrebbe fatto? «Non mi saprei immaginare altrimenti. Ho sempre cantato, fin da piccolissima. Fare la cantante e lavorare in televisione era per me un sogno, un po' come il bambino che sogna di fare l'astronauta. Quando ero piccola, nel mio paese, gli uomini cantavano di continuo, all'interno delle osterie - mi vengono i brividi solo al ricordo di quelle voci - dove l'accesso al contrario era vietato alle donne. Io avevo accesso all'osteria solo perché era di proprietà di un mio parente. Lì dentro tutti mi facevano i complimenti per la voce e ripetevano continuamente a mia madre: "È un peccato, dovrebbe studiare canto"». I suoi genitori come la presero? «Mia madre mi aiutò e mi accompagnò a Reggio Emilia a casa di mio zio per permettermi di studiare. Ma gli altri abitanti del paese non la presero altrettanto bene. Fu indetta un'assemblea popolare». Un'assemblea popolare per farla cantare? «Erano gli anni Sessanta ed era domenica. In chiesa il prete, per fermare qualsiasi chiacchiera, disse in pubblico "la ragazza deve studiare canto, non voglio sentire chiacchiere perché ha una voce stupenda e andrà a Reggio Emilia"». Un libro, un programma televisivo, anche un disco: conterrà brani inediti? «Certo, un disco tutto mio, con sei-sette brani in