Il festival già condannato prima di iniziare

Tra 24 ore finalmente la parola passa ai film. E io non vedo l'ora». Marco Müller parla così alla vigilia del taglio del nastro della 62ma Mostra del Cinema di Venezia, la seconda da lui diretta. Il direttore non nasconde di ritenere premature alcune delle critiche mosse all'edizione di quest'anno nelle ultime settimane. «Non ho rimpianti sul programma. L'unico rimpianto - dice - è di non essere stati abbastanza chiari e propositivi nel difendere la programmazione. Alcuni hanno già espesso un giudizio definitivo su questo festival senza neanche avere iniziato a vedere i film». Si è detto che è una mostra con troppo cinema orientale. «Ma non è vero -risponde Müller- in concorso ci sono un film cinese e uno sudcoreano e fuori concorso due film giapponesi e uno hongkongese. Dov'è questa supremazia asiatica?». E si è detto anche che lo spazio dedicato agli americani è eccessivo: «Chi mi ha accusato di aver regalato la mostra agli americani sta barando della grossa. Il nostro dialogo prioritario è rimasto quello con la parte più viva del cinema Usa, con gli autori più singolari e questo permette di intederci meglio anche sulle questioni di calenderio e di orario dove vi assicuro che non l'hanno fatta da padroni», sottolinea Müller. Quanto alla critiche per la scelta di mettere uno scenografo, per quanto premio Oscar come Dante Ferretti, a presiedere la giuria, Müller le rispedisce ai mittenti: «Perchè queste obiezioni non sono mai arrivate quando il presidente era un attore o un'attrice? Il film appartiene al regista ma è un lavoro di squadra. E nessuno come un montatore e un prodution designer ha presente la visione complessiva di un film». Müller non fa concessioni sul film a sorpresa (c'è chi parla di Terrence Mallick ma era nell'aria anche l'arrivo al Lido di Takeshi Kitano): «Lo scoprirete venerdì mattina... Ma posso dire che si tratta della nuova inedita opera di un grande maestro che esprime una visione del cinema che ci sembra innovativa e forte così da poter servire a tutti», dice. Nè si sbottona sulla presenza di Roberto Benigni per il gala della serata finale: «Questo si saprà solo la prossima settimana», aggiunge sorridendo. Infine una risposta, dura, alle accuse di Tinto Brass: «La sua polemica - dice Müller - vuol dire solo che sono stato troppo garbato nel comunicargli il nostro rifiuto. Io credo ancora che Tinto Brass sia stato tra i protagonisti del nuovo cinema italiano degli anni '60 come abbiamo voluto ricordare lo scorso anno. Credo però altrettanto fermamente che si sia adagiato da una decina d'anni a questa parte. E in "Mon Amour" di nuovo ho visto poco...», conclude il direttore.