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Con Teresa De Sio un film per ricordare Matteo Salvatore

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CANTAUTORE SCOMPARSO

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Teresa De Sio, che lo ha voluto al suo fianco per le riprese del film, lo ricorda come «un vero uomo del Sud, che della vita ha conosciuto la durezza e la dolcezza, l'aspro e il passionale, e queste cose le ha sempre trasformate in musica. Se il mondo della cultura del nostro paese fosse meno volubile, ingrato, disattento e mercenario Matteo oggi sarebbe celebrato da molte più persone. Continuerò a cantare le sue canzoni, perchè sono belle e perchè so che le cose che hanno radici così forti, col tempo, non possono che fiorire di più». «Craj-Domani» è l'opera prima di Davide Marengo, che racconta lo spettacolo di Teresa De Sio con Giovanni Lindo Ferretti (ex leader dei C.S.I) dedicato alla musica salentina e al tempo stesso celebra quattro grandi cantori della "pizzicata" e della "taranta" (tra cui Salvatore), che doveva essere protagonista anche di un concerto all'interno della rassegna. «Quando ho incontrato Matteo per la prima volta, circa due anni fa - ricorda la cantautrice - per me era già una leggenda, conoscevo a memoria le sue canzoni, le cantavo, sapevo della sua vita difficile e turbolenta. Pensavo che avrei trovato un uomo "domato". Invece lui era una tigre. Inchiodato dall'indigenza, già molto malato, dimenticato da molti. Abitava in un monolocale a pian terreno in una sgangherata via di Foggia. Una tigre sulla sedia a rotelle. Matteo non voleva mollare». Quando Teresa De Sio parlò a Matteo Salvatore di «Craj» lui disse: «Se facciamo questa cosa io campo un altro anno». Ostinato nella vita è riuscito a camparne altri due. «Mi sembrò - racconta la cantante - che in lui ci fosse una vena di follia, ma non di quella follia che è elusiva della realtà. La povertà dell'infanzia, il lavoro, la vita dei braccianti, gli amori, le donne. Le donne hanno avuto parte importante, grave, nella sua vita, gioco sulla sua anima, peso nelle sue canzoni. Non so se Matteo sapesse di essere un grande. Se avesse avuto più fortuna sarebbe stato ricco come Modugno, che peraltro come lui stesso mi ha raccontato, lo amava molto e con cui lavorò».

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