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Dopo aver ispirato musica e cinema l'11 settembre diventa spunto per i giallisti americani

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In America continua lo scossone e si avverte (dopo quanto successo con la musica e con il cinema) nello scorrere quanto si va pubblicando, nello spazio della narrativa, anche nella letteratura-thriller che ha più di una corazzata a disposizione, nel pentagono possente dell'editoria statunitense. Diciamo che ha finito per scatenare, il massacro delle Torri, anche il futuribile: il nome che circola tenacemente è quello di Michel Houellebecq, già definito l'apocalittico veggente del nostro tempo, con «La possibilità di un'isola», che uscirà da Bompiani e offrirà un tipo di intrattenimento a base di cloni resi eterni dalla drammatica deprivazione di emozioni vere e non virtuali. È il posticipo della tragedia delle Torri, sulla quale invece si concentra Paul Auster, il quale passa fulmineamente da un mattino felice quanto può esserlo un essere umano, quarantasei minuti prima che l'aereo maledetto colpisca la torre nord del World Trade Center, all'incubo: è quanto accade in «Brooklyn Follies», che uscirà da Einaudi. Ed eccolo di nuovo, l'11 settembre, in «Giochi d'infanzia», di Lynne Sharon Schwartz, in uscita da Fazi, con quel personaggio che si libera di un trauma, la morte della sorella, con quest'altro, gigantesco, che colpisce nell'io profondo, e lascia tracce e segnali incancellabili. Andiamo avanti. Ecco Bret Eaton Ellis, con «Lunar Park», da Einaudi, successo assicurato per lo scrittore di un famoso testo, «American Psycho», ora alle prese con quel gran fardello di nevrosi e isterie che accompagnano l'uomo contemporaneo. Pochi ma buoni. Ci sono i pezzi da novanta del romanzo thriller da supermarket, con tutto il rispetto s'intende. Ecco di nuovo Stephen King, un King tutto nuovo (c'è da credergli?) con «Colorado Kid», da Sperling & Kupfer, e ancora Scott Turow, da Mondadori, con «Ordinary Heroes», titolo italiano ancora in gestazione, e poi l'inventore del legal thriller, John Grisham, l'avvocato che continua a scavare negli archivi personali: stavolta ne trae fuori «The Broker», e c'è di mezzo anche l'Italia, bontà sua. Paiono tante bazzecole i romanzi appena citati. Udite, genti umane: a ottobre vi piove addosso l'uragano Dan Brown con «Il segreto del ghiaccio», un puzzle tutto nuovo dell'infallibile autore del «Codice» e di «Angeli e démoni». Gli italiani ci sono tutti o quasi nei prossimi mesi: qualcuno mancherà all'appello, ma appena guarisce dal raffreddore, eccolo di nuovo in campo. «L'infinito viaggiare» di Claudio Magris, da Mondadori, sarà di certo un testo-chiave per meglio intendere il senso e il significato che questo straordinario scrittore intende attribuire oggi, era Duemila, al vagabondare ai confini del mondo, dopo averci offerto un'anticipazione così strepitosa con «Alla cieca», il suo più recente romanzo. Gli risponde, e gli fa eco perché affonda entro radici di forti contrasti, Vincenzo Cerami, con «L'incontro», da Mondadori, storia di un difficile incontro fra un ex fascista, poi democristiano, infine disperso, e un giovane milanese sprofondato nell'immaginario più totale e coinvolgente. Anche Nico Orengo abbandona per un po' i suoi prediletti paesaggi liguri per costruire una storia nelle Langhe di pavesiane memorie. Titolo accattivante: «Di viole e liquirizia» (Einaudi). Ma ci sono anche i racconti di Marta Morazzoni, da Longanesi, con uno strano titolo, «Un incontro inatteso per il consigliere Goethe», strambo confronto fra il grande poeta tedesco e il librettista di Mozart. Insiste sulla mitografia del reale Paola Capriolo, e fa bene perché le riesce molto: speriamo avvenga anche in «Una luce nerissima» (Mondadori), mentre c'è una strana attesa per il testo di Aldo Busi, «Come accalappiare un uomo, come tenerselo stretto, come scaricarlo»: collabora intensamente all'operazione tripla Zsa Zsa Gabor, corresponsabile come coautrice. Torniamo al serio, abbandoniamo il faceto, anche se carico di gradevole autoironia di Busi, per incontrare Mela

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