Tormentone, in pole Pago e «Gasolina»
La moda, o meglio l'idea che si potesse immaginare una canzone per la stagione estiva venne ad un gruppo di menti amene agli inizi degli anni '70. Ma già i Beach Boys, che però vivevano l'eterna estate della California, cominciarono a lanciare frizzanti riverberi alle icone da spiaggia, delle ragazze in bikini, e la suggestione fu presto accolta in tutto il mondo. Anche in Italia si sviluppò quello che potremmo definire un genere a se stante. All'epoca la musica veniva scandita dai 45 giri e un esercito di cantanti, discografici autori si misero a produrre brani legati ai sapori dell'estate: Edoardo Vianello, Nico Fidenco, Mina, e il cantautore genovese Gino Paoli, che si "appresse" con «Sapore di sale», o il cantante dei night club capresi Peppino Di Capri. Da allora l'abitudine non si è mai del tutto persa. Tramontata l'era dei del juke box, il serpentello della mela stregata estiva è rimasto in vita, malgrado l'avvento di prospettive più ambiziose, un serpentello pronto a colpire non appena i furori dell'utopia musicale cominciarono a mitigarsi nell'edonismo che spuntò alla fine degli anni '80. Come riannodando un filo lasciato al vento, con l'aggiunta di un opportuno cinismo post-atomico e post-moderno, i Righiera esplosero con «Vamos alla playa» inondando la nostra penisola di una nuova estate che sapeva un po' di nucleare, ma che riprendeva in pieno i sobbalzi gaudenti dei vecchi capisaldi del genere. Perfino Franco Battiato prese col suo metodo di composizione i materiali estivi e li ridipinse con gradevole ironia. Oggi la musica è tornata a respirare nel breve spazio della singola canzone, e questo per lo spiritello dell'estate è un ovvio trionfo. I pezzi estivi sono tornati come un valanga incontenibile, riempiono televisioni e radio, si offrono a buon mercato per organizzare una colonna sonora alle nostre serate. La dominante, manco a dirlo, quest'anno gira intorno al lessico latino: Juanes è ormai un imperatore incontrastato delle classifiche e nell'America latina e anche negli Stati Uniti, dove la musica latina è una delle nicchie di mercato più forti assieme al rap e al country, è considerato un divo. Juanes, tuttavia, è un ragazzo coi piedi fermamente piantati per che non teme di mettersi in gioco nonostante il successo che sta riscuotendo nelle chart. Dalle chart latino-americane ci spostiamo direttamente in Scozia da dove è stato importato il brano «Black Horse & The Cherry Tree» primo singolo tratto dall'album «Eye To The Telescope» della scozzese KT Tunstall, artista al debutto nel mondo della musica. KT sta per Kate, la Tunstall ha sangue cinese e cuore scozzese «Black Horse & The Cherry Tree» è ispirato al vecchio blues/folk anni '70, stile Nashville e, come ha dichiarato la stessa KT, è un brano che parla di come ritrovare te stesso, perso lungo il sentiero, mentre una scelta deve essere fatta. Si parla, invece, di tormentone italiano, o meglio se ne parlerà almeno fino a che l'autunno non ci regalerà una dolce pausa, capitanato dal cagliaritano Pago con il brano «Parlo di te». Questo brano si adatta perfettamente alle esigenze dei tipi da spiaggia: divertirsi , ballare, amoreggiare… Questa incoscienza collettiva, questo generale calo della soglia critica, è incoraggiato ampiamente dalla musica. Daddy Yankee con «La gasolina», Diego Mancino con «Strana l'estate», Negramaro con «Estate» cosa sarebbero senza il fuoco pirotecnico del tana liberatutti che inizia al primo sole d'estate?