Strinati e Coliva: scarsa vigilanza urbana Depenalizzato il reato di danneggiamento
Alcuni dei nostri maggiori storici dell'arte, archeologi e soprintendenti hanno invece molti suggerimenti preziosi da dare, senza certo avere la pretesa di risolvere tutto con la bacchetta magica. Su un punto sono tutti concordi: prima di tutto è un problema di educazione civica e di un senso del bene dello Stato che andrebbe trasmesso in età scolastica ma che è invece completamente trascurato. Claudio Strinati, Soprintendente del Polo museale romano, lancia un impressionante grido d'allarme: «Quasi sempre l'accesso al singolo monumento è troppo facile e invitante per il malintenzionato. Da parecchio tempo manca un reale controllo sul territorio urbano, i vigili sono presi da problemi di viabilità e di soste vietate. Invece essi andrebbero impiegati anche per controllare i nostri monumenti, come accadeva in passato. Un volta l'abitudine alla vigilanza urbana dei monumenti da parte delle forze pubbliche era maggiore, oggi è scemata del tutto. E ringraziamo il cielo che finora non sono accaduti fatti anche più gravi di quello di Firenze». Antonio Paolucci, Soprintendente del Polo museale fiorentino, pensa invece che il problema principale è quello di una società votata all'aggressività e all'ignoranza, priva di ogni senso del bene civico. «Io sono contrario all'idea - dice Paolucci - che l'arte sia per tutti. O meglio, è prima necessaria una educazione collettiva al rispetto del bene artistico e archeologico che in Italia manca totalmente». Anna Coliva, direttore storico dell'arte della Galleria Borghese di Roma, mette l'accento su un altro punto: «Il fatto di affidarsi all'educazione dei singoli in linea di principio è una scelta giusta. Ma io penso che nel nostro paese siamo carenti da tutti i punti di vista: sia nella prevenzione che nel controllo e nella repressione. Vuole un esempio concreto? Da alcuni anni il danno al patrimonio artistico è stato depenalizzato, è diventato solo un danno amministrativo. Sarebbe importante invece ripristinare la sua qualità di reato penale. In ogni caso c'è pochissima vigilanza urbana. Senza dubbio, vista la situazione e l'enorme quantità dei nostri beni artistici, non si può che essere lieti dell'esiguo numero di atti vandalici e sperare che la fortuna continui ad assisterci». Molto articolato è il pensiero in proposito di Pietro Giovanni Guzzo, Soprintendente archeologo di Pompei ed Ercolano, che ci parla anche delle misure di protezione degli straordinari siti archeologici che sono sotto la sua responsabilità. «A difesa dell'area archeologica di Pompei - precisa Guzzo - che è visitata annualmente da più di 2 milioni di visitatori ed è estesa per 66 ettari, è funzionante dalla fine dell'anno scorso un sistema di telecamere, coordinato da una moderna sala-regia. Inoltre, la normale vigilanza è assicurata dal personale di custodia dotato di cellulari per facilitare il reciproco collegamento, in attività 24 ore su 24. Per quella di Ercolano, che raggiunge poco più del 10% dei visitatori di Pompei ed un'estensione di circa 6 ettari, è in corso di realizzazione un analogo sistema di telesorveglianza ed è in attività la vigilanza, come a Pompei. Sono anche in atto misure passive di protezione: transenne, pannelli trasparenti, percorsi obbligati ad esempio. L'esperienza insegna che, nonostante tutte le cautele possibili e la professionalità del personale di vigilanza, atti di vandalismi sono sempre possibili: vige la massima che tra il prigioniero ed il secondino, è favorito il prigioniero. Il rafforzamento della telesorveglianza, da