Quando Cattaneo cercò l'Europa nelle strade del suo «esilio» ticinese
Nel soggiorno parigino, nell'autunno del 1848, non aveva ancora deciso di andare a vivere a Lugano; l'opportunità di tornare a Milano, datagliene la possibilità, per un momento pure lo tenta, ma la scelta è quella di un volontario esilio. Pensa a Londra, dato che la moglie è inglese, ma alla fine preferisce il Ticino ove, a Lugano, nell'ottobre del 1848 ritrova la consorte e, circa un anno dopo, si trasferisce a Castagnola in una casa in collina, la residenza di campagna dell'avvocato luganese Pietro Peri. Qui, il 5 febbraio 1869, lo coglierà la morte. Ai tempi di Cattaneo, Castagnola faceva comune a sé; dal 1972 fa parte di Lugano e bisogna fare uno sforzo per immaginare la casa di Peri come una residenza di campagna affogata com'è nel cemento elegante del vecchio borgo, appena sopra all'ufficio postale che segna la curva sottostante. Dal centro di Lugano vi si arriva in una quarantina di minuti di passo turistico e si tratta di una passeggiata piacevole accompagnata, per lungo tratto, dalla sponda del lago, quella di Cassarate, particolarmente bella. Viene fatto di pensare come fosse quel tratto ai tempi di Cattaneo quando, quotidianamente, scendeva a Lugano per insegnare al Liceo Cantonale, oggi intitolato al suo nome. Aveva accettato il posto nell'ottobre 1852 con uno stipendio tra i 1600 e 2000 franchi; un buono stipendio, equivalente a quello di un magistrato. Oggi la casa di Cattaneo è sede dell'Archivio storico locale ed è frequentata soprattutto da studiosi; i visitatori, quelli che vi si recano per omaggio a Cattaneo, sono rari; ma la commozione che si prova nel salire quelle scale, nell'affacciarsi alle finestre e pensare che anche quel grande italiano, forse l'intelligenza più alta ed originale del nostro ricco Ottocento, ha compiuto i nostri stessi gesti, è innegabile. Per quanto su Cattaneo sia statO scritto molto, e molto si continui a scrivere, e si sappia praticamente tutto, non si può fare a meno di porsi la domanda: ma perché proprio qui? Per capire Cattaneo la domanda non è priva di senso proprio. Il suo, infatti, fu un esilio volontario. Quanto al proposito è stato scritto è sicuramente vero: la salute della moglie che richiedeva un clima particolare, i rapporti che si erano instaurati con la Confederazione svizzera durante i giorni tragici ed esaltanti del Governo provvisorio lombardo, il fatto che il Ticino era governato dai liberali, la vicinanza con le Edizioni di Capolago e potremmo continuare. Tutto vero, ma crediamo che ci sia un qualcosa di più: una scommessa che egli giocò con se stesso e che Lugano gli permetteva di giocare a tutto campo. Parigi o Londra non gliene avrebbero date le possibilità. Essa consisteva nel dimostrare come, nella terra europea più significativa per la convivenza delle libertà, la sfida dell'incivilimento potesse positivamente realizzarsi. Una dimostrazione del suo spirito europeo in un luogo particolare perché di lingua italiana, situato sulla frontiera delle Alpi, comunicante con l'Italia tramite la "sua" Lombardia. I venti anni trascorsi in Ticino furono pieni di lavoro. Si immerse nella realtà della nuova patria con grande impegno applicando la sua intelligenza alla concretezza dello sviluppo culturale e territoriale della Svizzera italiana. Si occupò della bonifica del Piano di Magadino; ispirò la legge sul riordinamento degli studi superiori nel Ticino; stese, per il Cantone, una legge mineraria ed una sull'assicurazione obbligatoria per i fabbricati; venne nominato relatore del Comitato della società promotrice della costruzione delle ferrovie ticinesi; si impegnò nella difesa della trasversale del Gottardo; elaborò un progetto per un nuovo stabilimento termale presso Mendrisio; stese il Memoriale del Governo di Lucerna al Consiglio federale sul miglioramento della via carrozzabile del Gottardo e l'elenco potrebbe continuare. Nel dicembre 1854 rifiuta la cand