Le donne in crisi sbancano Locarno
Pardo d'Oro al film di Garcia su storie di disperazione al femminile
A onorare il cinema tricolore solo il più giovane dei nostri attori, Marco Grieco, nove anni, eccezionale protagonista di «La guerra di Mario» di Antonio Capuano. Il film «Nine Lives - Nove vite da donna», di Rodrigo Garcia, ha ricevuto il Pardo d'Oro dalla giuria del festival di Locarno e alle sue nove e straordinarie interpreti è stato assegnato un premio collettivo per la migliore interpretazione. Il film uscirà nelle sale italiane all'inizio di settembre (distribuzione Mikado). La scelta dei sette giurati capitanati da Vittorio Storaro va in contro-tendenza rispetto alla maggior parte dei grandi riconoscimenti internazionali assegnati fra mille polemiche negli ultimi anni: incorona infatti un film indipendente e azzardato dal punto di vista stilistico (nove lunghi piani-sequenza per raccontare la solitudine di altrettante donne), ma riporta nel palmares locarnese un film americano gremito di star, da Robin Whright Penn a Holly Hunter, da Sissy Spacek a Glenn Close; conferma l'attenzione del festival agli autori emergenti (Rodrigo Garcia, nato a Cuba nel 1959, è al suo secondo, vero lungometraggio), ma sposa un'idea del cinema per nulla cinefila e lontana dal gusto dello spettatore medio. Con un gesto di coraggio invece inatteso, i giudici locarnesi hanno attribuito il Premio Speciale della Giuria all'elegante, quasi antonioniano «Una coppia perfetta» del giapponese Nobuhiro Suwa, girato in Francia e interpretato da Valeria Bruni Tedeschi e hanno premiato il talento visionario dei fratelli Quai con una menzione speciale al britannico «The Piano Tuner of Earthquake». Più prevedibili (ma condivise dalla critica) le altre decisioni: miglior attore è il canadese Patrick Drolet per «Nouvaine» di Bernard Emond, esponente di punta del nuovo cinema del Quebec. Il Pardo d'argento va all'attualissimo «Fratricidio» del curdo Yilmaz Arslan (il cui giovanissimo interprete porta a casa anche una menzione speciale), mentre quello per gli esordi viene diviso tra il tedesco Florian Hoffmeister e l'iraniano Bizhan Mirbaqeri. Per il cinema italiano c'è la consolazione di una menzione speciale al piccolo Marco Grieco scoperto da Antonio Capuano in «La guerra di Mario». Troppo poco in rapporto alla qualità, unanimemente lodata, di un film che fotografa in modo rigoroso e moderno il difficile tema dell'adozione infantile. Ma si è avuta netta la sensazione che lo stile del film colpisse più la sensibilità italiana che quella degli osservatori stranieri, senza contare che Valeria Golino ha perso sul filo di lana nella gara con le dive del film vincitore. In compenso la vetrina svizzera ha fruttato al regista, in poche ore, l'invito di una miriade di festival stranieri a cominciare da quello di Toronto dove Capuano sarà tra i protagonisti attesi prima dell'uscita in patria. La giuria del concorso video di Locarno (per l'Italia c'era Citto Maselli) ha ricompensato ancora un lavoro canadese, «Les Etats Nordiques» di Denis Cot? insieme al filippino Masahista di Brilliante Mendoza. Menzione speciale a uno dei cineasti più attesi, il tedesco Romual Karmakar con «Between the Devil and the Wide Blue Sea». I premi collaterali si sono divisi in modo equanime tra i favoriti della competizione, una delle più applaudite degli ultimi anni, con l'aggiunta del libanese «A Perfect Day» e di «20 centimetri», opera prima di Ramon Salazar. Al festival dal prossimo anno ci sarà un cambio della guardia. Al crisma dell'ufficialità manca solo il voto (scontato) del consiglio di amministrazione fissato per oggi: dopo cinque edizioni firmate da Irene Bignardi (con Teresa Cavina) arriva uno svizzero, il critico e documentarista Frederic Maire, nato a Neuchatel 44 anni fa. Nell'affidargli le redini del festival, il presidente Marco Solari sembra aver dato ascolto all'orgoglio svizzero che reclamava un ritorno a casa della leadership artistica.