Alla vigilia del primo ciak del nuovo film un insolito Carlo Verdone critica il Bel Paese
Carlo Verdone, laurea in Lettere e diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia, è ormai un punto fermo del nostro cinema. Memorabile il repertorio di personaggi con il quale alla fine degli anni '70 esordì in televisione. Una galleria di ritratti e caricature, macchiette e monologhi che ancora oggi la Rai spesso rimanda in onda e sempre con successo. Nel 1980 il debutto dietro la macchina da presa con «Un sacco bello» da lui scritto, diretto ed interpretato. A novembre compirà 55 anni. Una vita artistica ricca di premi e riconoscimenti ed un pubblico sempre più vasto che lo segue. Al prossimo Festival di Venezia riceverà (dopo il David di Donatello e il Ciak d'oro) il premio «Punta di diamante», istituito dal Ministero dei Beni Culturali, per la sua bella prova di attore in «Manuale d'amore» di Giovanni Veronesi, uno dei film più visti della scorsa stagione, in cui veste i panni di Goffredo, un pediatra abbandonato dalla moglie. Giudicata da molti una delle sue migliori interpretazioni, Verdone in questa parte è mirabilmente riuscito a dosare la tristezza del personaggio e la sua comicità irresistibile. Un connubio tra ironia e malinconia che caratterizza anche gli ultimi lavori da regista. Verdone, quest'anno in qualità di direttore del festival «Terra di Siena», che si svolgerà dal 27 settembre al 2 ottobre, ha scelto come tema portante i "mediani" del cinema, ossia i caratteristi, coloro il cui nome non compare mai in cima al cartellone. Come mai questa scelta? «Perchè non esistono più. Non ci sono gli eredi di Tiberio Murgia, Giacomo Furia, Enzo Cannavale o Nino Taranto. Oggi la trama di un film gira esclusivamente intorno al protagonista. Una volta c'era più coralità, come ci hanno insegnato Germi, Pietrangeli o Fellini. Dagli anni '80 in poi, con la nascita dei nuovi comici, è andato prendendo piede un nuovo costume. Basta avere un po' di successo in tv e ci si sente in grado di fare un film da protagonisti. La prova? A un amico non dici il titolo del film che vorresti andare a vedere ma il nome dell'attore». Sono tutti in Sardegna o a Forte dei Marmi. Lei che fa ancora a Roma? «A ferragosto sarò a Capri, ospite di Aurelio De Laurentiis. Metteremo a punto gli ultimi aspetti del mio nuovo film che lui produrrà, "Il miglior nemico", e che girerò tra Roma, Ginevra ed alcune località della Tunisia e dell'Egitto. Il 19 settembre inizieremo le riprese. Per ora posso solo dire che nel cast, oltre me, ci sarà Silvio Muccino con il quale ho anche scritto la sceneggiatura». Non frequenta mai locali alla moda o eventi mondani, come mai? «Non mi divertono. Non so come facciano gli altri, personalmente se mi azzardo a mettere piede fuori da casa vengo rincorso da cinquanta, sessanta persone provviste di telefonino che mi vogliono immortalare mentre li abbraccio. L'autografo era molto più semplice, ma ormai è pura archeologia. Preferisco stare in casa con gli amici e poi vado a letto presto ed al mattino mi sveglio all'alba». Lei ci ha fatto divertire con le sue acute parodie dell'italiano medio, frutto di un'attenta osservazione della realtà. Oggi cosa la fa ridere? «Devo dire che guardandomi intorno trovo davvero poche cose sulle quali scherzare. Stiamo vivendo un'epoca volgare, è sufficiente andare in giro per la città per rendersene conto. Basta vedere come la gente posteggia l'auto in terza fila oppure guida con una mano sul volante e l'altra al cellulare». Secondo lei perchè? «Per arginare la dilagante cafoneria ci vorrebbero dei grandi esempi da seguire. La televisione potrebbe svolgere un importante ruolo sotto questo aspetto, invece avviene l'esatto contrario. Mancano uomini e donne che ricoprono ruoli di rilievo, anche istituzionali, in grado di fare da modello per tutti. Purtroppo su questo fronte la situazione è disastrosa». Quali sono gli aspetti che la infastidiscono di più? «L'invadenza di chi per strada o sul treno parla ad alta voce. L'ostentazione senza limi