Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Sempre se stessa senza ripetersi mai

Esplora:
default_image

TRA FASCINO E MALIZIA

  • a
  • a
  • a

Adesso, dovendo tenersi alla generazione di mezzo, la scelta più giusta era proprio quella in favore di Stefania Sandrelli, dagli anni Sessanta ormai in prima fila nel nostro cinema. Ho cominciato a scriverne per la sua interpretazione d'esordio nel «Federale» di Luciano Salce, a fianco di Ugo Tognazzi. L'ammirazione per una vera e propria scoperta gliela dedicai, però, sempre in quel 1961 quando la vidi recitare insieme con Marcello Mastroianni nel grande «Divorzio all'italiana» di Pietro Germi, seguito dall'anche più grande «Sedotta e abbandonata». dello stesso regista. Lì c'era già un tipo che i film seguenti, e gli anni, avrebbero via via perfezionato e precisato: con il tocco della seduzione, il dono del fascino, le sfumature della malizia. Riuscendo, ogni volta, ad essere se stessa senza mai ripetersi: per una meditata duttilità che le consentiva di creare via via personaggi diversi. Anche quando registi e produttori le si rivolgevano pensando, appunto, al suo tipo. Una felice carriera, logica, conseguente, sicura, senza mai un cedimento, sia che dovesse essere una amante o una moglie o, addirittura, con Cristina Comencini in «Matrimoni», una nonna giovane e bella. Per lei si sono prodigati, con ammirata attenzione, i registi più prestigiosi: in Italia, dopo Germi, Monicelli, specie in quel film eccezionale che è stato «Speriamo che sia femmina», Scola in occasioni molteplici, da «La famiglia», a «La terrazza», a «Gente di Roma», a «La cena», senza dimenticare «C'eravamo tanto amati», e Luigi Comencini, Bernardo Bertolucci, lo stesso Benigni del «Piccolo diavolo». Con il corollario, all'estero, di incontri fecondi non solo, di recente, con Manoel de Oliveira («Un film parlato») ma con Chabrol, Bigas Luna, Trintignant, Margarethe von Trotta. Portando anche in televisione («I racconti del maresciallo» di suo marito Giovanni Soldati, di cui accudì amorevolmente il padre Mario e, ultimamente, «Il maresciallo Rocca» con Gigi Proietti) lo stesso calore con brio prodigato ogni volta sul grande schermo. Di premi ne ha vinti tanti: due David di Donatello, un Nastro d'argento, il De Sica al Quirinale ricevuto dalle mani del presidente Ciampi. Adesso con il Leone d'Oro è arrivata sulla vetta. Tra i grandi del cinema.

Dai blog