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La moda dell'India sbarca anche a Locarno

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Per l'occasione, dato che ormai è diventata di moda, è stata scelta, in prima mondiale, una produzione indiana, «The Rising» di Kentan Metha, nell'ambito di quel filone tutto canti, balli e colore che ha cominciato a definirsi «Bollywood», con trasparentissima allusione. Un altro film indiano, però senza la targa di Bollywood, si vedrà anche in concorso, «Antarmahal» di Rituparno Ghosh. Affiancato, in questa sezione in cui si pescherà il Pardo d'oro, e cioè il primo premio del festival, da film iraniani, libanesi, tedeschi, svizzeri, inglesi, spagnoli, austriaci, giapponesi. Oltre a un film italiano con tutte le carte in regola, «La guerra di Mario». Il suo regista infatti è Antonio Capuano di cui si sono già visti «Pianese Nunzio, 14 anni a maggio» e «Luna rossa» la sua protagonista è Valeria Golino, alle prese con un bambinetto di otto anni, nato nei Quartieri spagnoli di Napoli e finito in casa sua con un affidamento temporaneo contrastato però da una serie di difficoltà burocratiche nonostante lei non abbia tardato a volergli bene come una vera mamma. In parallelo con il concorso vi sarà come al solito la sezione non competitiva intitolata «Cineasti del presente» in cui si incontreranno altri tre film italiani, «Per sempre» di Anna Marazzi, sulle suore di clausura, «Piccolo sole» di Nino Bizzarri, sul chitarrista Henri Crolla, e «Fuori vena» della giovane punk milanese Tekla Taidelli, sull'amore fra due irregolari. La cosiddetta «chicca» del Festival, però, sarà la retrospettiva completa di Orson Welles a 90 anni dalla sua nascita e a 20 anni dalla sua morte. Mentre, per rimanere agli anniversari, il Festival il 13 agosto si chiuderà, sempre in Piazza Grande, con «Nashville» di Robert Altman, 30 anni dopo la sua realizzazione. Non mancheranno, come sempre, i Premi alla carriera, detti «Pardo d'onore». Anziché uno, quest'anno, saranno tre, uno a Wim Wenders, ormai più americano che tedesco, un altro all'inglese Terry Gilliam e il terzo ad Abbas Kiarostami, indiscutibilmente la personalità più prestigiosa del cinema che si fa in Iran. Ci sarà però, tra gli omaggiati, anche un italiano, il grande Vittorio Storaro, che non solo è in giuria ma infiammerà tutta Locarno con un suo progetto illuminotecnico dedicato al cinema e alla luce fusi insieme. Non dimentico, per chiudere, un Premio intitolato a un mio carissimo amico purtroppo scomparso, Raimondo Rezzonico, fondatore e presidente per anni di questo Festival. Lo si assegna di solito a un produttore e quest'anno lo riceverà Jeremy Thomas, un nome che da 30 anni può sventolarsi come una bandiera.

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