Ironia e fatica di vivere nei «sogni di carta» di Benaglia
Oggetti, animali, umani e piante: l'artista immagina così un mondo parallelo poetico e mai delirante
Quest'occasione è offerta dall'ampia mostra che viene dedicata a Benaglia dal Centro Espositivo Rocca Paolina di Perugia fino al 7 agosto e che reca il significativo titolo di «Sogni di carta». Sono infatti esposti per la prima volta disegni, collages, studi per incisioni realizzati nel decennio 1965-1975, anni cruciali per la ricerca e la sperimentazione di Benaglia. Sulle orme di artisti rilevanti come Domenico Purificato e Giovanni Stradone, con cui in quegli anni il giovane pittore stringe un fervido rapporto di scambio culturale e d'amicizia, Benaglia è partito da un primario impulso realistico, con scene di periferia e figure afflitte dalla fatica di vivere. Curiose ed intriganti sono pure le caricature dei suoi colleghi d'ufficio, quando l'artista lavorava come archivista: ne emerge la vena ironica di Benaglia, sempre leggera e mai sarcastica. A poco a poco si afferma la sua tempra sognante ma sempre radicata nella quotidianità, che si concretizza nella creazione pittorica di quel mondo di figurine di carta che svelano le magie e gli enigmi di un'immaginazione lieve e poetica, mai delirante. Questi anni sono analizzati con chiarezza esemplare da Alida Maria Sessa nel bel catalogo che accompagna la mostra, pubblicato da Edimond di Città di Castello e che resterà come un documento fondamentale per capire l'intero percorso di Benaglia. Accanto alle prime prove dell'artista, la mostra presenta una scelta antologica dei suoi ultimi cicli monotematici, quelli dedicati al mare, ai giardini segreti (esposti anche nel Complesso del Vittoriano a Roma e poi a Strasburgo) o ai quartieri dell'anima (presentati all'Istituto italiano di cultura di Madrid). Nei suoi quadri ogni presenza (umana, animale, vegetale, architettonica, oggettuale e via discorrendo) ci comunica il proprio mistero, senza drammi e senza perdere il contatto con le radici della realtà visibile. Vengono superati i limiti della logica quotidiana, quella che stabilisce rapporti stringenti ed obbligati fra le cose. Gli opposti si conciliano e dialogano in modi sorprendenti e per noi illuminanti, al di fuori delle complessità neometafisiche o delle morbose ambiguità neosurrealiste. Come avviene nelle folktales e nelle fiabe, anche le opere di Benaglia si fondano su una sintetica economia espressiva che elimina l'eccessivo e il superfluo, elementi di disturbo per la magica sospensione dell'incantesimo. Ecco, spesso Benaglia riesce a raggiungere quell'idea di poesia definita da Calvino come «la capacità di far entrare il mare in un bicchiere».