«Teatro e fiction nel Bel Paese cinema negli Usa»
«Il 2 settembre poi sarò a Los Angeles per l'uscita americana», assicura. In questi giorni invece è a Roma, al quartiere Pigneto, sul set della nuova fiction piena di effetti speciali (digitali e meccanici) per Mediaset, «Codice rosso», dove interpreta Pietro Vega, un eroico pompiere a capo di una squadra di vigili del fuoco impegnata in difficili operazioni di salvataggio. Nel cast anche Pietro Taricone, Ilaria Spada ed Antonello Fassari. A febbraio del prossimo anno tornerà in teatro come regista e protagonista de «La forza dell'abitudine», pièce tratta da un testo dello scrittore austriaco Thomas Bernhard. «Una commedia grottesca ambientata nel mondo del circo, dove sarò il vecchio direttore di 75 anni», racconta. Alessandro Gassman ha da qualche mese compiuto 40 anni, ma non li dimostra affato. Atletico ed affascinante più che mai, in questa lunga estate di lavoro si concederà solo due settimane di vacanza durante il mese di agosto, per andare con la moglie Sabrina Knaflitz ed il figlio Leo al mare. Intanto continuano a fioccargli proposte da tutte le parti. È uno dei pochi attori italiani richiesti anche all'estero. «In Italia purtroppo la situazione del cinema la conosciamo tutti, se scrivessero film decenti li farei volentieri, ma quelli che mi propongono non mi piacciono». E allora? «Prima di tutto tanto teatro, il luogo dove mi sento più libero. Poi televisione di qualità, come la serie per Canale 5, per la prima volta dedicata ad una categoria di uomini che per 1200 euro al mese rischia ogni giorno la vita, al servizio della comunità». Raoul Bova è recentemente emigrato, con moglie e figli al seguito, a Los Angeles per lavoro. Lei lo farebbe? «Mai. Raoul è stato davvero coraggioso. Forse per un breve periodo, se ci fosse una proposta allettante. La verità è che io andrei anche in capo al mondo per un progetto nel quale credo fortemente. In Giappone o in Australia. Ho imparato a seguire sempre le mie emozioni». Cosa non le piace degli Stati Uniti? «Soprattutto Los Angeles. È una città disumana, grande 14 volte Roma, dove ognuno vive nella propria villona senza alcun contatto umano. Preferisco New York che mi è più familiare, anche perchè ci abita mia sorella». Cosa la intriga invece della Grande Mela? «La considero un po' la mia seconda casa. Per chi ama il teatro è l'ideale, sempre piena di novità, all'avanguardia. Però stando a New York non si fa carriera nel cinema». Meglio essere sempre presenti ai party dei produttori hollywoodiani? «Una vera noia, tuttavia se vuoi sfondare devi andare per forza, è parte integrante di questa professione». Ci racconta il suo ruolo in «Transporter 2», e soprattutto quando arriverà nelle sale italiane? «Il mio personaggio è quello di uno spietato malavitoso di origine italiana legato ai colombiani del Cartello di Medellin che un giorno rapisce i figli del protagonista. Da questo partono inseguimenti, sparatorie e quant'altro. Mi sono divertito molto a girarlo. Pensi che per le scene di inseguimento sono stati blindati interi quartieri della città. Una mega produzione costata 35 milioni di dollari, ma prevedono di incassarne almeno 80. In Italia la Century Fox parla al momento di un'uscita per il 24 febbraio 2006. Mi piacerebbe molto, è il giorno del mio compleanno!».