«Le loro canzoni ci salvano la vita»
Settantamila applausi in cerca della «vertigine» firmata dai quattro di Dublino per uno dei concerti più attesi dell'anno. "One love" e "With or whitout you" tra i momenti più toccanti: pubblico in tripudio, una marea di battimano a tempo per la prima, effetti di luci bianche su tutto lo stadio per la seconda. Con il fiato sospeso per due ore di concerto, un brano dopo l'altro la platea - tra una fila e l'altra volti noti, come quello di Renzo Arbore e Serena Dandini - ha dimenticato le ore passate sotto il sole davanti alle cancellate chiuse e la stanchezza del viaggio in treno o in macchina da un capo all'altro della penisola per raggiungere la Capitale. E se è vero che nell'evento hanno trovato posto anche scritte - su un maxischermo e l'altro - riguardanti l'importanza dei diritti umani, tra la folla in delirio si sono fatti largo i ricordi, le associazioni tra la canzone preferita e una determinata immagine passata. E c'erano le tapparelle e i vetri delle finestre chiusi, nella casa in Calabria dove una band, tredici anni fa, provava "Where the streets have no name", quel brano firmato U2 che riporta Santino, 30 anni, indietro di un decennio, in un periodo in cui il provetto batterista si riuniva con gli amici-musicisti per provare una dopo l'altra le canzoni di Bono & Co. Sandro si fidanzò, tempo fa, sulla colonna sonora di "With or without you". Rossella al contrario indicherebbe "One", se messa alle strette dovesse eleggere a canzone preferita un successo degli U2: un tuffo nel passato tra i ricordi del liceo. È il rito di preparazione da concerto e il commento generale è: «Siamo in debito con gli U2, per tutto quello che ci hanno regalato con le loro canzoni», anche prima di varcare la soglia dello Stadio Olimpico, prendere posto, sfoderare gli striscioni inneggianti la band ed esplodere in urla e applausi. E "One" Rossella la continua a canticchiare tra sé davanti alle imposte chiuse dei botteghini della curva Nord allo Stadio Olimpico, mentre si manda via la partita di biglietti messi in vendita all'ultimo minuto. È quasi mezzogiorno e mancano più di sette ore all'apertura dei cancelli e poco importa, visto che migliaia e migliaia di fan dalla notte prima muniti di sacchi a pelo, tavolini e sedie pieghevoli si sono accampati in pianta stabile tra lo stadio dei Marmi e l'obelisco dell'Olimpico per attendere l'arrivo dei quattro di Dublino, mentre Fabio e la comitiva di Agrigento girovagava tra i prati in cerca di una panchina dove poter riposare la gamba ingessata: non avrebbe perso per nulla al mondo un concertone del genere e sul palco piazzato all'interno dell'Olimpico rimbombavano le prime rullate di batteria, i tecnici davano il via al sound check e gli altoparlanti iniziavano la tiritera. Fa caldo anche a metà pomeriggio e c'è chi improvvisa parasole di fortuna, come asciugamani e lenzuola, appesi a un filo per creare un po' d'ombra. Poco importa dell'afa, visto che i ragazzi accomodati a terra su fogli di quotidiani e sedie di fortuna, si sono premuniti portando da casa stereo e cd portatili: i dischi degli U2 sono di rigore, gli album più gettonati "The Joshua tree" e "Zooropa", le note dei quali si mischiano ai sussurri dei bagarini sul genere: «Biglietti, biglietti sugli U2 a pochi spicci», che tradotto significa riuscire a entrare all'interno dello stadio con duecento euro da sborsare sull'unghia.