Kate Hudson tra horror e sortilegi a New Orleans
Per molti tutto nasce da superstizioni, provenienti da un crogiolo di influenze francesi, spagnole, caraibiche e africane. Ma per l'autore di "The Ring", Ehren Kruger, «quando si crede nei fantasmi, tutto ciò che ci spaventa diventa reale»: questo il tema del film "Skeleton Key", diretto e prodotto da Iain Softley, scritto da Kruger, interpretato da Kate Hudson (già protagonista di "Rising Helen" e "Almost Famous"), Gena Rowlands, Peter Sarsgaard, Joy Bryant e John Hurt. Il thriller a sfondo soprannaturale uscirà in Usa il primo weekend di agosto, mentre dal 9 settembre sarà nelle sale italiane distribuito dalla Uip in 250 copie. A proposito del suo personaggio tenebroso, l'attrice Kate Hudson, ieri a Roma, ha detto che Caroline le piace perché «è seria e finalmente non dovevo più sorridere di continuo. È una infermiera che crede nella scienza e non nella pratica hoodoo, facilmente confusa dai non esperti con la molto più nota religione vudù, arrivata a New Orleans con gli schiavi haitiani agli inizi dell'Ottocento. Il mondo hoodoo - spiega l'attrice - si basa su credenze magiche americane, non su una religione, ed è impregnato d'incantesini, pozioni, scongiuri e invocazioni, che esaltano la forza della persona. La mescolanza, a New Orleans, della pratica hoodoo e della religione vudù ha profondamente inciso sulla realtà locale. Le paure generate dal film sono forti perché sono credibili e quotidiane, come quelle delle donne che temono di rimanere sole e d'invecchiare. Non sono superstiziosa, ma amo il numero 13 - che in Usa è segno di sfortuna - e i gatti neri, però non cammino sotto le scale. Mi è dispiaciuto rinunciare al ruolo del genio nella bottiglia in "I Dream of Jeannie" film tratto dalla serie tv "Strega per amore". Credo in Dio, in forze sovrannaturali e in campi magnetici e credo nelle parole di mio padre, Kurt Russell, quando dice che le bugie vengono lette negli occhi». L'attrice ventiseienne, figlia di Goldie Hawn e Kurt Russell, ha poi detto che la sua vita è cambiata completamente da quando è diventata madre, accanto al marito Chris Robinson, ex leader dei Black Crowes: «Anche se sono ritornata a lavoro quando mio figlio aveva solo due mesi, ho imparato ad essere molto più presente e attenta sul set come nella vita privata. New Orleans mi ha coinvolto totalmente, con la sua musica dei jazz old hats o dei blues blu cats, con il suo stile libero, privo di standard e di maschere, che la fa conoscere nel mondo come The Big Easy. Oggi, la gente ama andare a vedere i thriller e le commedie sentimentali, per dimenticare i problemi personali, non quelli sociali, aggravati dal terrorismo».