Fascino del Rossini culinario
Marco Sollini, fondatore del Festival da Camera di Ponzano di Fermo (26 luglio-8 agosto), è un rossiniano doc che, avendo in corso l'incisione dell'intera opera pianistica del pesarese con la Chandos, ha messo occhi e mani su due quaderni di brani per pianoforte composti da Rossini sugli antipasti e sui desserts. Sollini li ha appena eseguiti in prima assoluta a Villa Doria Pamphilj a Roma nella serata «Rossini per palati fini». Come è nata l'idea, maestro Sollini? «Tra le mille pagine di musica pianistica di Rossini, mi colpì la qualità musicale di queste pièces, da lui chiamate "peccati di vecchiaia" avendole composte a Parigi nel 1860 circa, quando si era ritirato dalle scene: e le teneva ben celate, riservandole a pochi intimi. Dedicate ai fichi secchi, mandorle, uvette, nocciole, ai ravanelli, acciughe e cetrioli al burro, esse possiedono una complessità di variazioni, una libertà tonale e ironiche "nefandezze" armoniche, che fecero paventare ai copisti veri errori di scrittura, spesso irritando il maestro». Come mai non sono state mai eseguite? «Trattandosi di produzioni minori - nel Settecento era prassi scrivere musica per accompagnare pranzi e cene - ma con non poche difficoltà, nessuno ha pensato di perderci il tempo. I manoscritti, a Pesaro nella Fondazione Rossini, sono anche stati pubblicati a Firenze e non ne mancano gli apprezzamenti, per esempio di Dino Ciani». Con questa sua festosa e a volte intimistica interpretazione, che scopo si è proposto? «Ricreare un salotto rossiniano, in cui si assaggiavano le prelibatezze del maestro ascoltando la sua piacevole, raffinata, ma talora malinconica musica. Esiste una composizione per pianoforte di Rossini, una "Marcia dell'ultimo viaggio" che è una marcia funebre per se stesso, punteggiata dai temi musicali delle sue opere principali». Lei ha inserito in concerto anche la onomatopeica «Tartina al burro» di Mozart, piena di glissades, e poi? «Fra i brani pianistici degli operisti che ho studiato ed inciso, Mascagni, Bellini, Puccini, Leoncavallo, ho scelto il brillante "Cocktail" del 1906 di Umberto Giordano e il brevissimo "Caffè notturno" inserito nel film "Fedora" del 1943». E «Vol-au-vent»? «È una miniatura pianistica che ho scritto io, fra le mie circa ottanta composizioni, nello stile di Rossini, in suo omaggio».