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«Il mio gorilla era bellissimo»

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Sta lavorando contemporaneamente ad alcuni progetti, tra cui un mega-parco dedicato al mondo della fantasia, ma che, come ci spiega, «non ha nulla a che vedere con Disneyland o Gardaland». Nel frattempo occupa il poco tempo che gli rimane a girare l'Italia per ritirare premi ed inaugurare mostre, tra cui una sua personale di pittura. Carlo Rambaldi, mago degli effetti speciali, tre volte premio Oscar: per «King Kong» nel '76 prodotto da De Laurentiis, «Alien» di Ridley Scott nell'80 ed «E.T.» di Spielberg nel 1983, ha da poco finito di lavorare al film di suo figlio Victor che verrà presentato al prossimo Giffoni Film Festival. È un cartone animato, il titolo «Yo-Rhad, un amico dallo spazio», con musiche di Lucio Dalla. La creazione delle sembianze dei personaggi e le scenografie sono state affidate alla sua celebre mano. Il protagonista Yo-Rhad è un simpatico baby extraterrestre che somiglia vagamente ad ET. Nel cast dei doppiatori italiani nomi celebri: Ornella Muti, la cantante Annalisa Minetti, Giada De Blanc. Rambaldi come è nata la collaborazione con suo figlio? «Non è la prima volta che lavoriamo insieme. Questo sarà invece il suo primo film che uscirà in Italia, ma Victor negli Stati Uniti ha già diretto numerose pellicole. È anche un apprezzato scrittore di avventure per ragazzi ed il film d'animazione è tratto da un suo racconto». Il vostro rapporto di padre e figlio ha creato qualche problema? «Nessuna, ho instaurato con lui lo stesso rapporto che in genere ho con i registi con i quali lavoro. Mi attengo esattamente alle direttive date. È il regista il responsabile dell'intero progetto ed in genere non metto mai bocca nelle sue scelte». A dicembre arriverà sugli schermi il nuovo King Kong diretto da Peter Jackson, il regista de «Il signore degli anelli». Lei è stato il creatore del premiatissimo King Kong del '76. Sarà meglio del suo? «Non lo so, perchè ancora non l'ho visto. Il mio era bellissimo, ci abbiamo impiegato tre mesi per realizzarlo negli stabilimenti della Metro Goldewin Mayer a Los Angeles. Ricordo che prendemmo ad esempio uno splendido esemplare di gorilla che avevamo scovato in un zoo di San Diego. Certo non potevamo copiare quello, bruttissimo, del 1933. Il primo film diretto da Merian C. Cooper». Pasquale Squitieri qualche giorno fa dal nostro giornale ha lanciato una provocazione dicendo che il cinema è morto ed il futuro è nel teatro. Lei è daccordo? «Il cinema non morirà mai, perchè trasmette emozioni ed una capacità di far sognare davvero unica. Emozioni del tutto diverse da quelle che può dare una rappresentazione teatrale, dove vedi gli attori in carne ed ossa». Lei che lo ha conosciuto così da vicino, ci può spiegare perchè il cinema americano è così dominante nel mondo? «Perchè hanno soldi e qualità. I nostri film negli Usa non sfonderanno mai, non ne hanno bisogno. Ne producono già centinaia all'anno, di ottima fattura e per tutti i tipi di pubblico». Non c'è possibilità di riscatto? «Solo superando i singoli campanilismi e creando produzioni europee. Se vogliamo essere competitivi dobbiamo diventare più forti e lo si può fare solo attraverso l'unione di intenti ed imparando l'inglese. È fondamentale». Ma nemmeno gli italiani vanno più al cinema. «Perchè non si sa mai dove mettere l'auto, a Roma ogni volta è un'impresa. In America ogni sala ha sempre nelle vicinanze un mega parcheggio».

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