«CON BORGES»
Adolescente «presta» gli occhi all'universo del grande letterato
È da un lustro che lo scrittore argentino è cieco. Questa l'eredità del bisnonno e della nonna inglesi. Anche se il buio in cui Borges è immerso non ha tinte nere: grigie, piuttosto, e attraversate dall'amato giallo che gli ricorda l'"oro" delle tigri e quello delle rose: immagini ricorrenti e rassicuranti. Legge per Borges, il sedicenne Albert: al pari di altri che si avvicendano a casa del poeta. Perché la madre, che vive con lui (c'è anche Beppo, il grande gatto bianco), ha novant'anni e si stanca presto. Mentre Jorge è nato per sentir continuamente "rivivere" i libri che ama: al punto che i luoghi che ha visitato - e che continua a visitare - sono rappresentazioni delle sue letture. Lo sono le sabbie del Sahara, le acque del Nilo, le coste dell'Islanda, le rovine della Grecia e di Roma, trasfigurate, per l'appunto, dalle «Mille e una notte» e dalla «Bibbia», dalle saghe del profondo Nord e da Omero e Virgilio. Borges affida alla "ricreazione" letteraria di scoprire la realtà: dunque, di coglierla nel profondo inventandola. E inventare è trovare il senso di quel che c'è. Ogni spazio ha il suo valore: e dunque "vale" il piccolo appartamento di Buenos Aires, dove non esistono "biblioteche di Babele", ma pochi e scelti libri (soprattutto classici, dizionari ed enciclopedie) in un convenzionale decoro borghese. E come appaiono singolari i vorticosi paradossi di Borges, il suo costante viaggiare tra simboli e miti, i suoi itinerari onirici tra il caso, la causa, e gli incontri fatali, le divagazioni sui massimi sistemi se tutto questo confrontiamo con la quotidianità appartata in cui, sì, c'è posto per l'epica e la filologia, ma anche per le canzonette, i musical, i western, i film di gangster. Umano, troppo umano, il Borges che parla del tango e della milonga? E che talvolta pare esprimere le sue preferenze - ad esempio gli scrittori che gli piacciono e quelli che detesta - anche sulla base di simpatie o antipatie "di pelle"? E che, a Ginevra, nell'ospedale in cui giace ammalato, chiede a un'infermiera di lingua tedesca di leggergli l'«Enrico di Ofterdingen» di Novalis, incontrato per la prima volta nella sua adolescenza ginevrina? No. La singolarità borgesiana sta anche in questo suo essere "plurale". Inafferrabile , imprevedibile,inesauribile. Del resto, come non aspettarselo da chi ama gli specchi e le biblioteche, le mappe e i labirinti? Alberto Manguel, «Con Borges» Adelphi, 77 pagine, 7.50 euro