«Il tango piace perché riavvicina uomo e donna»
lasciando sulla scena il segno come Zorro. Il "re del tango argentino", che sarà stasera al Teatro Romano di Ostia antica, viene spesso in Italia dove da più di dieci anni ha diffuso la mania del tango. Artista carismatico, sarà ancora in marzo a Roma al Teatro Sistina con uno spettacolo nuovo di zecca. Perchè il tango è esploso nel mondo come una moda negli ultimi dieci anni? «Abbiamo lavorato tanto: dal '93 veniamo con una certa regolarità in Italia. Prima il tango quasi non esisteva. Il nostro segreto è un grande lavoro d'assieme. Eppoi il tango possiede una sensualità che nessuna danza ha. In Italia la fortuna del tango è ancora più comprensibile: metà della nostra compagnia è di famiglia italiana, ha parenti in Italia o è di origine italiana. La gente qui ha capito che il tango ha anche sangue italiano. Dopo trenta anni in cui la coppia ballava da lontano, nel tango invece si balla da vicino: la coppia ha recuperato nella danza l'abbraccio grazie al tango». Ma quale è l'attualità del tango oggi? «Il tango può mettere d'accordo due persone senza la parola, basta possedere il codice: due persone di paesi diversi, se le metti in contatto, possono fare anche l'amore. Basta che posseggano lo stesso codice». E come vede il futuro del tango nel mondo? «Il tango è uno solo, ma può sottoporsi a diverse modifiche. Il tango è come la musica classica di Mozart o Beethoven. Non si possono cambiare, così Annibal Troilo, Osvaldo Pugliese o Piazzolla. Però su quelle musiche possiano fare mille diversi tanghi: Ma se si perde l'abbraccio, allora davvero non c'è più tango». Come rinnovarsi allora? «Bisogna fare come in altri discipline: lo stile resta identico, è la concezione coreografica che deve mutare ogni volta». Con la globalizzazione imperante anche un giapponese o un senegalese oggi può ballare il tango? «Per un argentino è il sentimento che è diverso, tecnicamente il tango è lo stesso per tutti e può essere ballato perfettamente da chiunque». Ma Zotto è anche nella vita uno "sciupafemmine" come sul palcoscenico? «Un po' sì. Non posso stare troppo tempo solo. Ora ho una fidanzata italiana, anzi napoletana che sa ballare il tango ma non gliel'ho insegnato io». Come è accettato il tango dal femminismo? «Nel tango il rapporto uomo-donna è al 50%. Il famoso "ocho" lo fa la donna e senza l'otto non c'è tango. Non è vero che il tango è una danza maschilista. Nella coppia uno dei due deve fare il primo passo, uno deve guidare. E questo nel tango è l'uomo...».