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di WALTER MAURO I SESSANTOTTO voti che erano stati conquistati da Edoardo Nesi con L'età dell'oro, in ...

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Nell'ampliarsi del dibattito attorno alle sorti del romanzo, ha preso quota la constatazione di un ritorno invadente del vecchio realismo, pur se con varianti che lo ammodernizzano, e finiscono per renderlo attuale in questo momento, con il referto, in questo romanzo, dal sapore un po' antico che si chiama L'età dell'oro. Romanzo (edito da Bompiani, da tempo a bocca asciutta nella geografia generale del maggior premio letterario italiano) che tende a dilatare il discorso di una crisi economica galoppante, il che legittima quello slogan del «Pil» che si fa romanzo, che da lontano, e in veste più moderna e attuale, riconduce alla mente quel Donnarumma all'assalto di Ottiero Ottieri che a suo tempo dette impulso al cosiddetto «romanzo operaio». Ma nel testo di Nesi, intervengono anche elementi nuovi, componenti trasversali che riguardano il disfacimento fisico del protagonista, minato da un male incurabile, mentre le emozioni si radicalizzano e assumono il carattere di una più diretta consapevolezza nei confronti dell'aspetto puramente mercantile del tema. Nel duello, dal quale risultavano tutt'altro che esclusi i due poeti nuovi romanzieri, Giuseppe Conte e Maurizio Cucchi, Maurizio Maggiani si è sempre battuto con onore, forse in virtù di una forte tensione narrativa che rende questo suo romanzo Il viaggiatore notturno edito da Feltrinelli, altro editore da tempo a digiuno di liquore Strega, molto sanguigno e denso di eventi, laggiù nel deserto africano e poi fino alle foreste balcaniche, sorretto dal supporto di infinito e di immenso che convince le figure dell'azione narrativa a fulminei, folgoranti spostamenti: la voce ora flebile ora imperiosa dell'entomologo narrante sul massiccio dell'Hoggarsi intenerisce le rondini in volo, fino ad evocare remote lontananze popolate di viaggi e di coinvolgenti incursioni, mentre il suo accompagnatore lo invita a misurare sempre e con tenacia i confini del mondo: perché l'interferenza sottile della misura umana, con i suoi limiti e i suoi necessari confini, non conduca in un «altrove» donde non si ritorna se non a prezzo di grandi sacrifici. Di lontano la Storia con le sue lacerazioni: l'assedio di Tusia, che disturba il tranquillo concerto dei ragazzi bosniaci: accadeva qualcosa del genere in uno storico film sulla vita di Glenn Miller, mitico band/leader che in una scena memorabile continuava a suonare In the mood per i soldati americani al fronte, sotto l'infuriare delle bombe degli Stukas. I due poeti di cui si diceva, Maurizio Cucchi con Il male è nelle cose (Mondadori) e Giuseppe Conte con La casa delle onde (Longanesi), rappresentavano nella cinquina la novità dell'autore di versi che si fa narratore, anche se in termini di contrapposizione: nel caso di Conte infatti, il polo ispirativo è la vicenda drammatica di Percy Bysse Shelley, il grande poeta detto il Serpente, scomparso nel mare del Golfo dei Poeti di fronte a Lerici, accoppiata ad una storia più privata e personale, quella del comandante della nave, Angelo Maria Medusei, che perde la moglie Costanza in un analogo naufragio: il che fa scattare componenti convergenti che caricano l'intera vicenda di quel tanto di mistero da rendere ancora più sottile e drammatica l'intera vicenda. È invece sentenzioso il titolo scelto da Maurizio Cucchi Il male è nelle cose (Mondadori), un romanzo scritto parecchi anni fa e ora riesumato, anche perché il nodo problematico del Male è quanto mai presente nella vita di oggi, e la deriva incontrollabile cui va incontro il protagonista Pietro, assume toni e contorni di inesorabilità dolorosa e sfuggente. Infine Valeria Parrella Per grazia ricevuta (minimum fax) non deve per nulla riconoscenza alla buona sorte, come sembra recitare il titolo: nella cinquina dello Strega ci sta benissimo con qu

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