Spoleto incantata dal maestro che viene dal freddo
Se c'è un incanto che il concerto inaugurale in piazza del Festival dei due Mondi conserva intatto negli anni è quello della cornice, sia ambientale che temporale. Dinanzi al magnifico Duomo e sotto la maschia fortezza le note si muovono tra il tramonto e la notte fonda, un crepuscolo che passa dalla luce del sole a quella artificiale dei riflettori con graduale trapasso. Senza dire dello sfondo sonoro, talora francamente fastidioso, dei rumorosi stormi di ciarlieri volatili, che sarebbe piaciuto molto ad Hitchcock. Per l'edizione 2005 il programma era come sempre popolare, se si esclude la più arcigna e monumentale Ouverture n.3 della Leonora di Beethoven, destinata a miglior fine dentro il più compiuto Fidelio, esaltazione dell'amore coniugale dopo le divine "leggerezze" mozartiane degli scambi di coppia («Così fan tutte») o dei dongiovannismi seduttivi. Ma la ribalta era concessa all'"evergreen" Ciaikovsky, anzi a due delle sue più famose partiture: il celeberrimo Primo Concerto per pianoforte, sin troppo sfruttato dagli spot pubblicitari, e la Sinfonia Patetica presaga di morte. Il nome nuovo in cartellone era quello del finnico Mikko Franck, un metro e sessanta scarso di musica, ventisei anni, qui alla guida della sua Orchestre National de Belgique. Un tipo davvero strano di direttore, che mena schiaffi al vento, dimena pugni serrati e talvolta dirige vezzosamente quasi rivolto al pubblico con le spalle all'orchestra. Non manca tuttavia il talento a questo strano personaggio, che sembra quasi uscito da una saga di Tolkien o da una allegra birreria di Monaco, più largo che lungo, così come non manca al valente pianista franco-tedesco Jean Yves Thibaudet, quasi una copia giovane di Malgioglio, bionda criniera punk al vento. Piace il piglio eroico e tardoromantico del Concerto pianistico, meno forse la Patetica (che l'autore riteneva una sorta di autobiografico Requiem sinfonico), in realtà quasi un flashback sonoro dalla giovinezza alla ormai prossima morte. Manca forse qui proprio la consapevolezza del legame architettonico e spirituale tra le diverse parti. Del resto da un giovane direttore non si poteva neppure pretendere la maturità di un interprete con i capelli brizzolati. Molti gli applausi di un pubblico non foltissimo e soprattutto non tutto competente, a giudicare dai consensi fuori luogo tra un movimento e l'altro dei pezzi in programma. Ma è evidente che all'inaugurazione oltre agli appassionati veri, accorrono molti invitati, sponsor e supporter vari, che non sempre sono dentro ai sacri costumi di Euterpe.