Arnoldo Foà: «Farò un film con il grande Coppola»
L'artista novantenne ha ormai abbandonato la Tv a favore del teatro e del cinema. «Troppa politica, non fa per me»
Ha scelto Montecarlo per annunciare una serie di prestigiosi progetti per il suo futuro professionale che lo terranno impegnato in vari settori dello spettacolo. Ma è sulla Tv che si incentra tutto il suo disappunto. Come mai la si vede sempre più raramente in televisione, lei che è stato uno dei protagonisti del piccolo schermo italiano? «La Tv mi ha deluso per il forte degrado in cui è precipitata tutta la programmazione, sia pubblica che privata e per il poco rispetto che nutre verso personaggi che hanno contribuito, come me, a scriverne la storia. Pensi che in occasione delle celebrazioni dei cinquant'anni del piccolo schermo, il mio nome è stato soltanto menzionato. Non riesco a capire come ci si possa ricordare di me soltanto in occasione di programmi amarcord e per interviste rievocative alle quali, per un certo periodo ho anche partecipato, sempre a titolo gratuito. Perciò ho deciso di allontanarmene E dire che avendo esordito a quindici anni, ho alle spalle settantacinque anni di carriera». Qual è la principale ragione di un giudizio così severo? «Il piccolo schermo è troppo legato alla politica. Non riesce a raccontare liberamente fatti ed opinioni, qualsiasi sia lo schieramento di destra o di sinistra che è al potere. Oggi io non vedo in Tv esempi di programmi edificanti ed eleganti. Il varietà è scomparso, la fiction appare brutta ed inutile e se talvolta è raccontata benino, non ha spessore». Ma ci sarà pure qualcosa o qualcuno che lei salva... «Ci sono alcuni attori bravi ma andrebbero valorizzati meglio. E come conduttori apprezzo Pippo Baudo, Gerry Scotti, Paolo Bonolis». La sua intensa attività teatrale è dunque un rifugio? «Ebbene sì. Sono protagonista, sceneggiatore e regista di uno spettacolo teatrale dal titolo "Oggi" col quale voglio far presente il senso di incomunicabilità che può esistere tra genitori e figli se non si presta ai giovani la dovuta attenzione e li si lascia dinanzi alla Tv. Il sottotitolo del lavoro che inizia con il coro del Falstaff è "Il mondo è una farsa". Con me recita Evelina Nazzaro, figlia del grande Amedeo. Ho anche scritto una commedia "Peccatori a vita" nella quale mostro come il mondo di oggi ha completamente disatteso gli insegnamenti di Cristo». Lei ha recentemente incontrato Francis Ford Coppola. C'è qualche progetto in cantiere? «Coppola mi ha voluto conoscere. Abbiamo discusso su di un progetto cinematografico ed ora attendo che mi mandi a chiamare. Nel frattempo stanno per concretizzarsi anche alcuni progetti con registi italiani. Il cinema è la mia passione. Per l'ultimo film "La febbre" che ho girato con D'Alatri ho avuto i complimenti del Presidente della Repubblica Ciampi». Lei ha lavorato con i più grandi registi nazionali ed internazionali. È vero che ha litigato con Orson Welles? «Con Welles ho girato "Il processo", tratto dal libro di Kafka. Con me recitavano Anthony Perkins e Jeanne Moreau. Ci siamo scontrati perché avevamo ambedue caratteri forti e nessuno voleva cedere dinanzi all'altro». Ha un rimpianto nella sua lunga carriera?" «Quello di non aver lavorato con Federico Fellini. Avevo superato il provino per un film nel quale c'era anche Alberto Sordi. Alle tre di notte mi chiama "il maestro" per farmi i complimenti ma per dirmi anche che il produttore non mi voleva: mi trovava pessimo come attore!». Mar. Cat.