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di GIAN LUIGI RONDI LA GUERRA DEI MONDI, di Steven Spielberg, con Tom Cruise, Dakota Fanning, Tim Robbins, ...

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TORNA in gran pompa, e con giusta risonanza, «La guerra dei mondi», il romanzo di uno dei padri della fantascienza in letteratura, H.G. Welles, pubblicato nel 1898. Nel 1938, in anni in cui si aveva paura che i nazisti invadessero l'Europa, fu alla base di un celebre radiodramma di Orson Welles che, ritenuto cronaca dal vero, provocò addirittura dei suicidi. In seguito, nel 1953, in piena Guerra fredda e con la paura diffusa del nucleare e di un'invasione sovietica, se ne occupò il cinema, a firma di Byron Haskin e con la produzione di quello stesso George Pal che, nel 1960, avrebbe poi personalmente realizzato un altro romanzo di H.G. Welles, «La macchina del tempo», uscito qui da noi con il titolo «L'uomo che visse due volte». Adesso, dopo l'11 settembre, e con la paura, negli Stati Uniti, di una guerra in casa, se ne occupa, con la sua maestria abituale, Steven Spielberg, pronto, ancora una volta, ad offrirci un «colosso», sorretto, però, implicitamente, da un forte impegno civile. Si guardi, per un esempio, quella pagina ambientata nel porto di Brooklyn in cui si mostra, con evidenza, il vuoto terribile lasciato dalle Torri Gemelle... Si comincia con Tom Cruise operaio portuale. La moglie, da cui ha divorziato, gli ha lasciato per il fine settimana i loro figli, un ragazzetto e una bambina. Lui non sembra avere un rapporto facile con entrambi, soprattutto con il ragazzo, intanto però i guai cominciano perché arrivano gli Alieni. Non solo non sono buoni come E.T. ma sono peggiori dei dinosauri di «Jurassic Park». Annunciati da lampi e terremoti sono dei «tripodi» (così subito li chiamano) che, avanzando su tre lunghe gambe, emettono luci e spade di fuoco, distruggendo tutti. E non solo lì, a New York — si apprende subito — ma in tutto il mondo. Per Tom Cruise con i figli comincia la grande fuga. Tra le rovine che si accumulano, tra folle inferocite che tentano di trovare scampo, tra continue dispute private tra quei tre, sia per le urla della bambina, sia per la crescente aggressività del maschietto. Poi, come da copione, i microbi, anche i più innocui per i terrestri, avranno la meglio sugli Alieni... Uno Spielberg alla grande, almeno sul piano dello spettacolo. Tanta paura, certo, e via via fatta sempre più diventare convulsa, ma i ritmi veri del film, nonostante il frastuono, scaturiscono da un sentimento preciso, l'ansia, con tensioni e con ritmi che agguantano alla gola. Ovviamente la servono egregiamente gli effetti speciali (quelli del film del '53 si erano meritati un Oscar, questi, aggiornati, li centuplicano) e la servono tutti gli interpreti, sia Tom Cruise, angosciato dal principio alla fine, stravolto, segnato in viso, spettinato, sia quanti gli si fanno attorno anche in parti di fianco. Molto più all'insegna del terrore che non dell'orrore. Ancora un successo vistoso di Spielberg, che sommergerà i mercati.

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