Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

«Sant'Antonio: azione e politica»

Esplora:
default_image

Ultime riprese del film. «Era un coraggioso che lottava in difesa dei deboli»

  • a
  • a
  • a

A riempire questo vuoto ci ha pensanto il regista esordiente Antonello Belluco. Si concluderanno infatti il 3 luglio, a Cinecittà, gli ultimi ciak del film «Antonio, guerriero di Dio», prodotto da Angelo Bassi, con un vecchio fondo di garanzia, con un costo di 4 milioni e mezzo di euro e nelle sale a febbraio 2006. La storia racconta il naufragio di Antonio (interpretato da Jordi Mollà) in Sicilia, mentre proveniva dal suo Paese natale, il Portogallo. Le vicende storiche s'intrecciano con un racconto inventato, che lega Antonio ad un gruppo di usurai e ad un vascello affondato sul quale si trova un tesoro: i numeri arabi portati in Italia dal Fibonacci, coevo del Santo e grande matematico che consentì anche agli Italiani di abbandonare l'abaco. Sul luogo del naufragio, per impossessarsi del tesoro, arrivano gli usurai e Folco (Paolo De Vita), uomo rozzo convinto che il tesoro sia nelle mani di Antonio. «Prima ancora di diventare Santo, Antonio era un grande uomo - ha spiegato ieri il regista padovano - Un uomo politico e coraggioso, che lottava per la difesa dei deboli, con il carisma di un grande condottiero o di un sovrano. Da cattolico, credente, devoto a Sant'Antonio, ho realizzato questo film come atto d'amore verso di lui. Antonio era un guerriero di Dio, aveva la fede, ma il suo interesse principale era l'uomo ed era un pellegrino come papa Woityla. Qualcuno lo vedrà come un film religioso, altri come film politico, ma è anche un film d'azione. Mi sono servito di libri e fonti storiche per ricreare con veridicità i personaggi: è stato un set itinerante sulle orme del santo, che ha viaggiato fino a trovare la sua Gerusalemme terrena, Padova. Abbiamo girato in Veneto, in Francia, a Rimini e a Forlì, mentre molte location del Duecento sono state trovate nel Lazio, tra Tuscania, Sermoneta, Fossanova e Sabaudia. Ora, a Cinecittà, stiamo girando la morte di San Francesco: Antonio, a 18 anni, si fece prete agostiniano, però l'incontro con San Francesco, col quale ideò il francescanesimo, fu per lui fondamentale». Secondo i testi, Antonio morì a 36 anni ma le ultime ricognizioni, fatte con il carbonio 14, datano la sua morte a 39 anni. Il protagonista, Jordi Mollà, vede nel Santo «tre grandi uomini della storia: il Che Guevara di una rivoluzione privata, l'umiltà di Gandhi e l'intelligenza di Wojtyla».

Dai blog